lunedì 13 gennaio 2014

REGOLA N°1: la birra "doppio malto" non esiste.


Un tizio entra in un pub e chiede:

1) una birra "doppio malto"!
2) una birra "triplo malto"!
3) una "single malt"!

...e il publican dietro al bancone lo vorrebbe uccidere...

Fine.



Questo non è un quiz e neanche una barzelletta; è la realtà quotidiana che si trovano ad affrontare le birrerie italiane. La stragrande maggioranza degli appassionati sa di cosa sto parlando, perché sa benissimo che quelle fantomatiche tipologie di birra non esistono.

IL PROBLEMA E' CHE IL 99% DEI CONSUMATORI NON LO SA, ed è anche convinto che a quei nomi corrispondano delle caratteristiche ben definite.

Tutto nasce dalla diffusione del termine "doppio malto": questa fantomatica birra è considerata più alcolica della media, più corposa, più densa e strutturata. C'è chi addirittura la considera (a priori) più amara o più dolce delle altre o, ancora, esclusivamente bionda o esclusivamente rossa. L'opinione varia a seconda delle esperienze gustative di ognuno, ovviamente. 
Il consumatore medio crede che la "doppio malto" sia una birra 'particolare', 'diversa', 'speciale', ma soprattutto è convinto che venga fatta con il doppio del malto rispetto alle altre; altri invece credono che sia fatta con due tipi di malti diversi. 
Che dire... un gran bel minestrone!
Da questi concetti errati nascono anche altri mostri come la "single malt" e la "triplo malto". 
La prima verrebbe fatta con 1 solo malto, mentre la seconda sarebbe prodotta con 3 tipi di malto o con il triplo del malto rispetto a una birra 'normale'. Questo la renderebbe una "super" birra, "super" alcolica e "super" corposa. 

NULLA DI PIU' SBAGLIATO.

DIMENTICATE TUTTO!!! ...>>>


Il problema è che in Italia non si fa abbastanza informazione birraria; anzi, non si fa la GIUSTA informazione birraria.
La colpa di questo disastro è delle notizie deviate che circolano, delle grandi pubblicità ingannevoli e di tutti quei birrifici che si vantano di diffondere cultura, quando invece non fanno altro che tirare acqua al proprio mulino con operazioni di marketing studiate ad hoc.

Con l'ampio bacino d'utenza di cui dispongono e con i forti apparati di marketing che possiedono, le grandi aziende potrebbero diffondere vera cultura birraria per istruire e rendere maggiormente consapevoli i propri consumatori.
Qualcuno potrebbe controbattere dicendo che alcune industrie italiane stanno aiutando la divulgazione della cultura birraria tramite social network o con l'organizzazione di specifici eventi sulla birra, ma è anche vero che nessuna di queste aziende ha mai fatto nulla per tentare di eliminare il "cancro" birrario italiano per eccellenza: la mitica birra "doppio malto".
Su questo argomento si fa finta di nulla da sempre e così la "doppio malto" è magicamente diventata una tipologia di birra.
Il 99% dei consumatori occasionali è infatti convinto che "doppio malto" sia un vero e proprio stile birrario con caratteristiche organolettiche particolari. Ma non è così. E i professionisti del settore lo sanno bene (spero).
Perché, allora (oltre a scrivere sui loro bei siti che la temperatura è importante, che la schiuma fa parte della birra, che la spillatura richiede tempistiche particolari ecc ecc), le industrie non si occupano anche di questa questione???
A pensar male, direi che a qualcuno convenga che la situazione resti così...


Tutte le professioni sono delle cospirazioni contro i profani.
George Bernard Shaw



Questo è il motivo principale per cui nasce questo post: per informare e fare vera cultura birraria.

                       C'è un solo bene: il sapere. E un solo male: l'ignoranza.
                       Socrate


Torniamo quindi alle grandi cavolate che circolano in Italia sul mondo delle birre... e sfatiamole una ad una:


1) prima di tutto, la birra doppio malto non esiste. Stampiamocelo bene in testa una volta per tutte.
E' un termine completamente inventato e non ha alcun significato intrinseco; non significa assolutamente che sia stato utilizzato il doppio del malto o due tipi di malti diversi. (Non so chi faccia circolare queste fregnacce, ma se lo becco... :-) )

"Doppio malto" è una locuzione che, per legge, dev'essere apposta sulle etichette di alcune birre*, ma NON RAPPRESENTA NESSUNO STILE DI BIRRA IN PARTICOLARE.

* durante il processo produttivo della birra, bisogna (per legge) verificare la quantità di estratto secco del mosto prima della fermentazione; in parole povere, si calcola la densità della miscela di acqua e malto (detto "mosto"). L'unità di misura utilizzata è il Grado Plato (°P). Un mosto di birra con un valore superiore a 14,5°P viene considerato "doppio malto" e sarà soggetto a una tassazione superiore rispetto ai mosti con grado Plato inferiore a 14,5. In tal caso, la parola "doppio malto" dovrà essere stampata sull'etichetta della bottiglia. Tutto qua.


La Legge 16 Agosto 1962 n. 1354, che tratta di "Disciplina igienica della produzione e del commercio della birra", stabilisce che in Italia le birre vengano suddivise in 5 categorie in base al loro Grado Plato. Ci tengo a precisare che si tratta solo di una classificazione fiscale italiana. Le birre in realtà si dividono in ben altre categorie (VEDI QUI).

L'articolo 2 della suddetta legge dice:
"- La denominazione «birra analcolica» è riservata al prodotto con grado Plato compreso fra 3 e 8 e con titolo alcolometrico volumico non superiore a 1,2%.
- La denominazione «birra leggera» o «birra light» è riservata al prodotto con grado Plato non inferiore a 5 e non superiore a 10,5 e con titolo alcolometrico volumico compreso fra 1,2% e 3,5%.
- La denominazione «birra» è riservata al prodotto con grado Plato superiore a 10,5 e con titolo alcolometrico volumico superiore a 3,5%; tale prodotto può essere denominato «birra speciale» se il grado Plato è uguale o superiore a 12,5 e «birra doppio malto» se il grado Plato è uguale o superiore a 14,5."


Tralasciando il fatto che, a dispetto del nome, una birra "analcolica" può contenere fino all'1,2% di alcol (sorpresa!), diciamo chiaramente che quando chiedi una "doppio malto" non stai dicendo praticamente nulla... a parte che vuoi una birra prodotta a partire da un mosto che avesse un grado saccarometrico maggiore o uguale a 14,5°P.

E, quindi, che cavolo stai chiedendo?!...Tutto e niente. Potrebbe essere qualsiasi cosa.
QUANDO CHIEDI UNA DOPPIO MALTO, IN REALTA', NON STAI DANDO NESSUNA INDICAZIONE SULLO STILE, IL COLORE, I PROFUMI E I SAPORI DELLA BIRRA CHE VORRESTI BERE.


E' bene far capire ai consumatori che "doppio malto" è solo un termine tecnico INVENTATO dai legislatori italiani, e quindi valido solo in Italia, per permettere una diversa tassazione delle birre attraverso le sempre più tristemente famose "accise" (a cui dedicherò un post più avanti).
E' un concetto che sarebbe dovuto rimanere relegato in quel piccolo mondo di tecnici del quale fanno parte la Guardia di Finanza, l'Agenzia delle Dogane e i birrifici stessi.
Oggi, invece, ce lo troviamo sulla bocca di tutti (a sproposito).

E' curioso anche cercare di capire quale sia la causa di una tale diffusione sbagliata del termine.
Quando chiedo a qualcuno cosa gli viene in mente quando sente parlare di "doppio malto", nella maggior parte dei casi mi sento rispondere che pensa a una birra più alcolica, più "forte" e più "pastosa" rispetto alle altre.
Vi sorprenderà sapere che a livello tecnico, e di legge, una birra doppio malto può avere anche solo il 3,5% d'alcol.
Perché questa notizia può sorprendere? Perché suona così strana? Ma soprattutto, perché si associa automaticamente "doppio malto" a una birra più alcolica della media, quando potrebbe anche essere più leggera di qualsiasi altra birra che abbiate mai bevuto?

La risposta è semplice...perché le industrie birrarie sono riuscite a creare e a rendere "tipiche" delle caratteristiche molto generiche per uno stile di birra che non esiste: lo stile Doppio Malto.
Con un gran colpo di marketing hanno trasformato ciò che è solo un termine tecnico-fiscale, necessario per il pagamento delle tasse, in uno stile birrario. 
Hanno effettuato, cioè, una "standardizzazione" di pura fantasia per inquadrare tutte le birre doppio malto in un'unica categoria e per renderle un prodotto facilmente identificabile dalla gente.
E' per questo motivo che nei supermercati troverete sempre birre con scritto "doppio malto" che abbiano almeno 6% d'alcol. E, "casualmente", saranno quasi tutte birre piuttosto corpose e forti al palato.

Sfido chiunque a trovare una birra industriale italiana con 4% d'alcol con la scritta "doppio malto". E' impossibile...ma se è previsto dalla legge, perché non le producono?? E' molto curioso, perché risparmierebbero anche un sacco di tempo per la produzione. :-P
Il tempo è denaro e loro lo sanno bene, altrimenti non userebbero mais e sciroppi vari al posto del malto d'orzo solo per risparmiare... ma questa è un'altra storia.

Dopo la fatica che hanno fatto per standardizzare l'offerta di mercato, vorremo mica diventare consumatori critici e informati e pretendere di poter scegliere fra le VERE tipologie di birra...!?!

Perché parlo di VERE tipologie di birra?
...perché la "rossa", la "doppiomalto", la "zero", la "3-4-5-6-7-8-9-10-100 luppoli", la "gran riserva" e via dicendo, sono solo nomignoli inventati dai ragazzi del marketing che non dicono nulla sulla birra che stai per bere. Solitamente di tratta sempre di birre a bassa fermentazione, microfiltrate, pastorizzate, e difficilmente inquadrabili all'interno di un qualsiasi STILE BIRRARIO perché non hanno particolari caratteristiche o ingredienti che le differenzino l'una dall'altra.
Nella fattispecie, nel mondo birrario non esiste alcuno stile di birra che sia riconducibile alla parola "doppio malto".
NON ESISTE IN NESSUNA PARTE DEL MONDO LO STILE DI BIRRA "DOPPIO MALTO" e a questa parola non corrisponde nessuna particolare caratteristica della birra finita.  Si tratta di una perversione tutta italiana. 

I VERI stili birrari sono altri. I più conosciuti sono: Weisse, Pilsner, Stout, Blanche, Bock, Tripel, Bitter, IPA ecc ecc...ma ce ne sono molti altri...
A dimostrazione di ciò, se provate ad entrare in una birreria Francese, Belga, Inglese, Tedesca, Ceca o Irlandese e provate a chiedere una "doppio malto" (o "double malt", se volete tentare con l'inglese) non sapranno neanche di cosa voi stiate parlando. Nel fortuito caso in cui lo sappiano, è perché hanno già conosciuto degli italiani che hanno cercato di fargli capire cosa volessero bere. XD
Ad ogni modo non prendetevela con loro, siamo noi ad essere ignoranti e ad avere una legislazione discutibile e delle aziende birrarie che non fanno una corretta informazione.

Bisognerebbe quindi cominciare a porsi qualche domanda:
So cosa sto chiedendo? 
So cosa sto bevendo? 
Ma soprattutto...mi stanno forse prendendo in giro? Forse sì. Forse c'è chi guadagna sulla mia ignoranza. Forse.

Il primo suggerimento che mi sento di dare è di non chiedere mai più una doppio malto. Semplicemente è una birra che non esiste...oltre ad essere un termine del tutto inutile ai fini della scelta della birra da bere.
NEL MONDO BIRRARIO, DOPPIO MALTO NON SIGNIFICA PROPRIO NIENTE! Provate a prendere una bottiglia di birra straniera e cercate sull'etichetta originale quella parola. Non la troverete perché all'estero non esiste. La potete trovare solo se l'etichetta è stampata in Italia o in italiano.
Anche se non conoscete i VERI stili di birra, cercate di far capire alla persona dietro al bancone che tipo di birra vi piace indicandogli delle caratteristiche che preferite (es. vorrei una birra... dolce, amara, fruttata, erbacea, cioccolatosa, caramellosa, molto leggera, molto alcolica, più o meno corposa, salata, secca, speziata, acida, biscottata, agrumata, caffettosa, floreale, citrica ecc ecc ecc).
In questo modo il publican vi potrà consigliare al meglio, indipendentemente dal fatto che la birra sia o meno derivante da un mosto con grado Plato superiore a 14,5... O.o'...


Ma non è finita qui...


2) Un discorso a parte merita la mitica "triplo malto". Ve n'eravate dimenticati??? :D
Questa è una vera e propria leggenda metropolitana. Qualcuno potrà non crederci, ma in Italia succede anche questo! Non ci facciamo mancare nulla. :))
Ogni tanto capita che la gente tiri fuori dal cilindro questa perla...
ATTENZIONE: se i consumatori la chiedono, significa che l'hanno vista da qualche parte. A volte, infatti, si può trovare scritto su alcune etichette di bottiglie o sui listini di certi pub. Questo lo trovo molto grave, perché finché il consumatore è disinformato va tutto bene, ma se è il barista o il produttore a ignorare la questione o, peggio, a cercare di fregare il cliente...allora c'è da incazzarsi per davvero.

La birra "triplo malto" NON ESISTE per niente, neanche nella legislazione Italiana. Non è presente da nessuna parte: è pura invenzione.
"Doppio malto", per lo meno, è scritto in una legge del 1962 e, anche se in un ambito prettamente tecnico-amministrativo, è legittimo e serve a qualcosa (per la tassazione delle birre, stop).
"Triplo malto", invece, è la più grossa supercazzola del secolo.
Se lo trovate scritto da qualche parte è pura pubblicità ingannevole, un insulto al mondo della birra e al cliente. Non comprate mai una birra che vi venga presentata come triplo malto. Alzate i tacchi e andatevene se in un pub cercassero di propinarvene una.

Una volta ho visto su un listino la Tennent's Super presentata come "triplo malto". Si tratta di una birra industriale scozzese che ha il 9% d'alcol.
Ho chiesto spiegazioni AL BARISTA e mi sono sentito rispondere che la triplo malto è una birra tre volte più forte rispetto all'heineken (?!). Ho pensato: ma che cazz...?!?!
Curioso di capire dove sarebbe andato a parare, gli ho chiesto:"in che senso più forte?" 
Lui:"a livello alcolico..." 
Io: "quindi ha 15% d'alcol?" (l'heineken ha il 5%)
Lui:"...ehm...no...". 
Io: "e quindi che vuol dire?" 
Lui:"...eh...mm...eh...tu lo sai...?..."
Io:"dovresti essere tu il 'professionista'. grazie lo stesso".
Sono uscito e non mi ha più visto.
Della serie...divento poco stronzo quando vedo in giro triplo malto.

P.s. siccome a volte capita che qualcuno confonda le Dubbel e le Tripel per doppio e triplo malto, vorrei precisare che Dubbel e Tripel sono due stili di birra belga e non c'entrano niente con doppio malto e triplo malto. :-)



3) Chiudiamo con la divertentissima "Single Malt".
Purtroppo il virus della "doppio malto" è in grado di mutare forma, perché a volte succede che qualcuno chieda un'esilarante "single malt", probabilmente confondendosi con altri tipi di alcolici. ;-)
Con "single malt" non si intende nessun tipo di birra; eliminate anche questo termine dal vostro vocabolario birrario! :-P
Single Malt si riferisce solo ed esclusivamente ai Whisk(e)y ottenuti dalla distillazione di un fermentato ricavato da un unico tipo di malto d'orzo, ma è una cosa del tutto estranea al mondo della birra e anche alla rocambolesca legge italiana del 1962 segnalata all'inizio.



In attesa di una nuova legge che cambi tutto (e che identifichi in modo chiaro e univoco i microbirrifici e le nostre care birre artigianali), meglio stendere un velo pietoso e uscire a bersi una buona birra.

Cheers! ;)



Riferimenti legislativi e altri post sull'argomento:
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1962-08-16;1354~art1
http://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1998-08-10&atto.codiceRedazionale=098G0330&atto.articolo.numero=1&atto.articolo.tipoArticolo=0
http://www.birradegliamici.com/fare-la-birra/birra-doppio-malto-cos-e.html
http://www.trybeer.it/news/item/90-basta-chiedere-doppio-malto
http://www.cucchiaio.it/attualita/ricci-il-primo-comandamento-ovvero-del-doppio-malto/
http://dibiesse.wordpress.com/tag/accise/
http://www.bertinotti.org/miti.php
http://www.gastronauta.it/articoli/1609-doppio-malto-ci-sarai-te.html



P.s. Un saluto agli stranieri (soprattutto Americani) che mi leggono. Avranno capito ben poco di questa brutta storia. Beati loro.


6 commenti:

  1. Almeno mandala alla mail giusta....non leggo mai mezzo post seno'!T.T

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    Risposte
    1. RImedio subito.
      Comunque se volete ricevere le notifiche dei nuovi post, vi potete iscrivere al blog.
      In alto, nella colonna a sinistra, c'è il "follow by mail".
      Oppure, sempre a sinistra ma un pochino più in basso, ti puoi unire ai "lettori fissi" (se hai un account google).
      Cheers! ;)

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  2. Perchè te la prendi con i produttori di birra industriale?
    Fatti un giro fra i siti e troverai:

    "Cos’è la birra “doppio malto”?
    Sostanzialmente è una birra più alcolica. Si dice doppio malto perché se bisogna ottenere ad esempio 1000 litri di birra doppio malto, devo usare più malto che per fare 1000 litri di birra normale (per avere più zuccheri fermentescibili). In ogni caso non si utilizzerà necessariamente il doppio del malto, ma meno del doppio."

    Non l'ho trovato sul sito della Peroni (anzi Peroni sottolinea che la GRAN RISERVA DOPPIO MALTO è una bock, con gradazione alcolica 6,6% vol., è una birra intensa, con aroma di cereali e spezie e un delicato retrogusto fruttato che la rendono equilibrata e non invadente)!!

    Alla fine dei conti ci sarà sempre la distinzione fra birra industriale ed artigianale come esisterà la differenza fra un tavolo di una grossa azienda svedese e di una falegnameria brianzola!!

    Saluti caro Simposio

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    1. Caro Alessio, potremmo stare a fare mille esempi di siti che scrivono di tutto e di più sul "doppio malto". Ci sono sicuramente anche alcuni birrifici artigianali, o presunti tali (chi vuole intendere intenda), che forniscono definizioni semplicistiche della questione per andare incontro alle esigenze dei clienti, ai quali in fondo interessa solo bere buona birra e non fare le pulci al prodotto.
      Se io do la colpa agli industriali della creazione di questo mostro è perché si sono resi accondiscendenti alla diffusione fuorviante del termine e ne hanno approfittato per crearsi mercato.
      Ad ogni modo, cerco di darti un dato reale e incontrovertibile: nel resto del mondo (e quindi anche in quei paesi con una cultura brassicola millenaria) non esiste "doppio malto"...è un'invenzione tutta italiana, che finché è rimasta confinata nell'ambito fiscale non ha generato conseguenze tangibili, ma dal momento in cui il termine si è diffuso fra i consumatori ha causato una catastrofe. Le industrie hanno intuito il potenziale della cosa e ci hanno marciato sopra (un esempio lampante è la tua citazione della peroni gran riserva doppio malto). Oggi molta gente chiede una "doppio malto" pensando di identificare un particolare tipo di birra, ma sbaglia perché "doppio malto" non rappresenta uno stile di birra e in ambito birrario non significa proprio nulla. Solo in Italia succede una cosa del genere, e siamo in torto.

      Visto che hai fatto l'esempio della Peroni, avrai notato che quella birra si chiama "DOPPIO MALTO GRAN RISERVA". E' un esempio che calza a pennello. In quel caso "doppio malto" fa addirittura parte del nome stesso della birra. E' ovvio che si tratta di una mera strategia di vendita.
      Sarebbe stato più corretto chiamarla "BOCK GRAN RISERVA", mentre "doppio malto" scriverlo sul retro dell'etichetta fra le varie informazioni necessarie per legge. Invece, piuttosto che mettere in risalto lo stile della birra (Bock, appunto), hanno preferito dargli un nome più "attrattivo" che, però, snatura il prodotto e favorisce il dilagare di quel termine improprio.
      Nessuno glielo può vietare, ma questo fa male al mondo della birra e si pone in aperto contrasto con la vera e sana cultura birraria che gli appassionati cercano di salvare e diffondere anche in questo paese.

      Ti invito a leggere questo articolo ( http://www.gastronauta.it/articoli/1609-doppio-malto-ci-sarai-te.html ) che tratta l'argomento in maniera più politically correct rispetto a me, ma che spiega bene e sinteticamente le stesse cose...

      Uno stralcio importante è questo:
      "Doppio malto è infatti una dicitura tipicamente italiana che si basa solo su una valutazione chimico-fisica della sostanza - indica il contenuto zuccherino - semplicemente a fini fiscali."

      Aggiungo che indica il contenuto zuccherino DEL MOSTO, e non della birra finita! Quindi, che a nessuno venga in mente di chiedere una birra più zuccherata! :)

      Altro stralcio:
      "Le doppio malto dunque sono birre appartenenti ad uno “stile” nato in Italia che semplicemente non significa niente: non un processo produttivo, non una tipologia di prodotto, né particolari ingredienti usati. Una dimostrazione insomma dell’impreparazione culturale istituzionalizzata."

      Eliminiamo questo scempio una volta per tutte.

      Cheers! ;)

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    2. Poveri industriali, ce l'hanno tutti con loro...

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