Municipio nel Rynek |
In
particolare, ho visitato Wroclaw
("Vròzuaf" è la pronuncia esatta), una bella cittadina di
650.000 abitanti che si affaccia sul fiume Odra. Benché si tratti
della quarta città più grande della Polonia, nonché capitale della
Bassa Slesia, ho notato che quando menzionavo la mia destinazione
tutti mi guardavano come se fossi un alieno. Le cose non miglioravano
neanche quando citavo il nome italianizzato della città, cioè
Breslavia
(dal tedesco "Breslau", dato che fino al 1945 faceva parte
della Germania). Molti pensavano che stessi parlando di Bratislava, in
Slovacchia, ma devo ammettere che anch'io non avevo
praticamente mai sentito nominare questa città prima di qualche mese
fa, quando scoprii che assieme a San Sebastian (in Spagna) era stata
nominata Capitale Europea della
Cultura 2016 e Capitale
Mondiale del Libro 2016.
Fiume Odra al tramonto |
Il
primo locale che ho visitato è stato il 4Hops, che si trova
all'inizio della Olawska,
la via pedonale che porta dritti al Rynek
(la piazza centrale, cuore pulsante della città). Si tratta di un
craft beer bar moderno, molto pop e "americaneggiante". I
ragazzi al bancone sono giovani, amichevoli e molto appassionati.
L'ambiente è sereno e rilassato negli orari di minor affluenza,
mentre diventa più confusionario dalle 18.00 in poi. Anche la
clientela (mediamente più giovane rispetto a quelle che sono
abituato a vedere in Italia) rispecchia molto il tipo di locale e il
carattere dello staff. Non lo definirei assolutamente un pub di nerd
della birra, ma incarna sicuramente l'anima più social, trendy e
geek del movimento birrario internazionale.
E'
aperto soltanto da ottobre 2015, ma secondo me è destinato a
diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati. Qui si
trovano quasi solo birre artigianali polacche alla spina a rotazione.
Le uniche eccezioni riguardano i Lambic, le Pils e le Keller. Piccola
parentesi: in quasi tutti i locali che ho visitato, ho notato che per
questi stili ci si affida quasi sempre a produttori dei paesi
d'origine - rispettivamente Belgio, Rep.Ceca e Germania - mentre per
tutti gli altri ci si affida a birrifici locali e nazionali.
Al
momento del mio passaggio disponevano di 16
spine e una selezione piuttosto
variegata. L'unico difetto che ho notato (se così si può definire)
è che sembra andare molto di moda il "famolo
strano", cioè la birra
stravagante fatta con ingredienti atipici, ma anche rivisitazioni
abbastanza strampalate di stili classici e l'uso quasi schizofrenico
di cereali alternativi all'orzo. Nella maggior parte dei casi i
risultati sono birre nonsense
o quantomeno discutibili, mentre a volte i risultati sono
sorprendenti! Per esempio, nel primo gruppo farei rientrare:
-
Swidermajer
di Browar Bazyliszek. Si tratta di una Summer
Ale 3,8% ABV prodotta da questo famoso
brewpub di Varsavia. La cosa che disturba la bevuta di questa
"session" è l'uso sconsiderato di rosmarino, che copre
ogni cosa;
-
Kevin Bekon
di Hopium, una Red Ale 5,3% ABV
aromatizzata al bacon. Non ho chiesto se si trattasse di un'essenza o
di vero bacon, fatto sta che assaggiarla può essere curioso e
divertente, ma berne mezzo litro è semplicemente da pazzi;
-
Krol Lata
di Browar Pinta. Il ragazzo dietro al bancone mi ha riferito che
Pinta è stato il primo birrificio artigianale polacco ad aprire i
battenti. Parliamo precisamente del 28 marzo 2011. Sono passati solo
5 anni e questo può dare un'idea di quanto il movimento artigianale
polacco sia ancora agli albori. Ad oggi, si contano circa 30
birrifici artigianali; praticamente un'inezia se pensiamo che in
Italia abbiamo ormai superato quota 1000 (sommando birrifici, brewpub
e beerfirm). Bisogna però considerare che il nostro movimento ha già
20 anni alle spalle. Sarei quindi molto curioso di sapere quanti
birrifici erano aperti dopo il primo quinquennio (1996-2001) per fare
un confronto equo.
Per tornare alla birra, qui siamo di fronte a quella che viene definita una Hoppy Oatmeal Witbier. Già lo stile (se così possiamo definirlo) è un bel minestrone. Alla prova dell'assaggio non convince. Come da premessa, si rivela una produzione nonsense con un corpo eccessivo, esteri in evidenza e anche qualche difettuccio (diacetile, formaggio).
Per tornare alla birra, qui siamo di fronte a quella che viene definita una Hoppy Oatmeal Witbier. Già lo stile (se così possiamo definirlo) è un bel minestrone. Alla prova dell'assaggio non convince. Come da premessa, si rivela una produzione nonsense con un corpo eccessivo, esteri in evidenza e anche qualche difettuccio (diacetile, formaggio).
Le
birre che invece mi hanno piacevolmente sorpreso sono diverse, ma non
sto qui a menzionarle tutte. Quelle che mi sono piaciute di più
sono:
-
Lazy Barry
di Ale Browar e Nepumucen. Siamo di fronte a una collaboration
brew, stile American
Grodziskie 3,6% ABV. Elegantemente
affumicata (ricorda tantissimo il legno e lo speck, più che la
scamorza), sottilmente agrumata per via dei luppoli americani, secca
al punto giusto, ottima carbonazione, rinfrescante e leggermente
acidula. Disseta e ripulisce che è una meraviglia. Rientra
nettamente fra le migliori bevute fatte a Wroclaw;
-
Bumelant
di Browar Zakladowy. Questo birrificio ha aperto da pochissimi mesi e
ha fatto il suo debutto sul mercato polacco con quattro birre, di cui
una è questa Ale scura generosamente luppolata. A primo impatto mi
ricordava un po' la Nigredo di Birrificio Italiano, ma non è
assolutamente la stessa cosa. Potrebbe assomigliare a una Schwarz
tedesca con luppolatura americana, ma non è nemmeno questo. Per
quanto semplice, risulta molto intrigante e difficilmente
inquadrabile. Il birraio la definisce una specie di Session
Black IPA, ma ufficialmente si tratta di una Polskie
Ciemne Ale (Polish Dark Ale) e viene
prodotta con tre luppoli locali, fra cui il Pulawski, il Lunga e uno
simile al celeberrimo Cascade americano. Con i suoi 4,7 % ABV e un
profilo aromatico divino, mi sarei fatto fuori l'intero fusto. Ciò
che rende speciale questa birra è la pulizia di bevuta e il perfetto
equilibrio fra corpo, malti speciali e luppolatura: un mix perfetto
che la rende super beverina e appagante. L'estrema freschezza dei luppoli polacchi le dà una marcia in più. E’ una delle birre
che ho preferito di più in tutto il viaggio e anche una delle
migliori bevute del 2016, finora ...>>>
Il
secondo locale che ho visitato si trova in prossimità della Ruska,
zona famosa per la nightlife
e dove ci sono le principali discoteche della città. Su ratebeer
viene indicato come ristorante, ma visionando il menù non mi ha dato
questa impressione. L'idea che mi sono fatto è che sembra simile a un incrocio fra un cafè, una birreria e una rosticceria. Il
Szynkarnia è composto da un ampio dehors, un piccolo piano terra
(dove si trovano le spine, qualche tavolino e la zona
rosticceria/macelleria), un ampio soppalco con altri tavolini e il
piano di sotto con grandi tavolate adatte ai gruppi più numerosi.
Qui
ho provato una Keller
(non in forma, con esteri in evidenza), una American
IPA polacca (poco luppolata, molto
caramellata e di difficile beva) e una Best
Bitter sempre polacca (evidentemente con
ricetta ampiamente rivisitata, perché aveva ben poco di una
Bitter).
Visto
l'orario aperitivo, ho accompagnato la bevuta con dei crostoni simili
alle nostre bruschette, con sopra formaggi vaccini e di capra, salumi
affumicati, uova, spinaci, semi di girasole ed erba cipollina. Buoni
per smorzare la fame e fare un po' di fondo. Consiglio anche di
provare i grandi taglieri composti da prodotti locali che vengono
preparati al momento nella cucina a vista. Curiosità
del Szynkarnia: all'inizio ho scritto se assomiglia in parte a una
rosticceria/macelleria perché ho notato che è possibile anche
presentarsi al banco-vetrina e scegliere fra svariati prodotti da
farsi tagliare, impacchettare e portare a casa. Questa
particolarità lo rende un pub piuttosto atipico.
Il
successivo pub non è molto distante dal precedente (solamente 300
m). Si trova direttamente sulla Ruska,
ma non è semplicissimo da trovare perché dalla strada non si vede.
Bisogna entrare in una piccola galleria e scendere delle scale che si
trovano sul lato sinistro. Si arriva, quindi, in questo piccolo craft
beer bar composto da due salette disposte a "L", al cui
incrocio si trova il piccolo bancone abitabile, con 5 sgabelli e 12
spine.
La location assomiglia molto a una vecchia cantina adibita a pub, con dei bellissimi archi a volta e le pareti in mattoni rossi a vista.
I due publican sono molto disponibili a spiegare e a far assaggiare i prodotti che propongono; mentre leggevo la tap list sono rimasto felicemente meravigliato di trovare la Quarantot del Birrificio Lambrate in mezzo a tutte le altre birre polacche. Anche nel frigorifero erano presenti alcune bottiglie da 33cl dello stesso birrificio. Detto questo, però, allo Zaklad mi sono dedicato ad assaggiare le produzioni polacche:
La location assomiglia molto a una vecchia cantina adibita a pub, con dei bellissimi archi a volta e le pareti in mattoni rossi a vista.
I due publican sono molto disponibili a spiegare e a far assaggiare i prodotti che propongono; mentre leggevo la tap list sono rimasto felicemente meravigliato di trovare la Quarantot del Birrificio Lambrate in mezzo a tutte le altre birre polacche. Anche nel frigorifero erano presenti alcune bottiglie da 33cl dello stesso birrificio. Detto questo, però, allo Zaklad mi sono dedicato ad assaggiare le produzioni polacche:
-
Coffeelicious
di Piwne Podziemie, una Coffee Milk
Stout 6,4% ABV che ho trovato piacevole
e perfettamente in stile. Unico appunto: l'uso leggermente eccessivo
di caffè lasciava un po’ di astringenza di fondo;
-
Kwas Alfa
di Pinta. In realtà si tratta di una co-brew fra Pinta e Tobias Emil
Jensen (il birraio della famosa beerfirm danese To Øl).
In "stile" Sour Rye Ale 4,3%
ABV, questa birra viene prodotta a
partire da un mosto di malto d'orzo e segale a cui vengono aggiunti
Lactobacillus helveticus in infusione (per conferire acidità) e
luppolo Green Bullet (NZ) in bollitura e dry hopping. Il risultato è
un prodotto leggero e rinfrescante, rustico e con una vena acida che
non disturba. I leggeri sentori agrumati e floreali dovuti al Green
Bullet la rendono ruffiana e beverina;
-
Aficionado
di Browar Kingpin. Questa è una birra davvero strana. Il birrificio
di Pòznan la definisce una "Peated
Coffee & Tea Ale". Praticamente
si tratta di una Ale (7% ABV) prodotta con malti affumicati e
torbati, a cui poi è stato aggiunto caffè e tè in infusione. Ho
pensato subito che si trattasse della solita birra "disneyland",
tipica della fase che sta attualmente attraversando il movimento
polacco, ma il publican mi sembrava piuttosto entusiasta. Così l'ho
presa. Alla prova dell'assaggio, non si è dimostrata poi così male.
A primo impatto si viene colpiti da leggere note torbate, di fumo,
legno e carne affumicata, per poi lasciare spazio all'aromaticità
del caffè e all'infuso di tè che regala lievi note agrumate, di
cedro e lime. A leggerlo, può sembrare un'accozzaglia di sapori
molto distanti fra loro, ma nel complesso l'ho trovata abbastanza piacevole, con un finale secco e leggermente acidulo che aiutave a
ripulire la bocca. Me l’aspettavo molto peggio.
All'estremo
nord-est della Città Vecchia (Stare
Miasto), in prossimità dell'Oder,
si trova questo grande risto-pub dal quale si riescono a
scorgere le due alte guglie della Cattedrale
di San Giovanni Battista.
Hala Targowa |
Dehors del Targowa |
Per
quanto riguarda le birre, qui ho bevuto:
-
Kamerdyner
di Browar Profesja (microbirrificio di Wroclaw) che produce questa
ESB con 5,5% ABV,
dal color ramato e dotata di tipiche note biscottate e di caramello
che vengono a tratti coperte dagli esteri del lievito (soprattutto
mela e frutti di bosco) un po’ troppo invadenti. Finale lievemente
amaro e terroso. Non eccezionale;
-
Pacific
di Browar Artezan, una Pacific Pale Ale
5% ABV in cui l’estrema freschezza dei
luppoli vince su tutto, nonostante la struttura maltata e il lavoro
del lievito non convincano;
-
WRCLW Hefe Weizen
, Weisse 4,5% ABV del
birrificio locale Stu Mostow. Fatta a regola d’arte, con lievito
(che dona tipiche note di banana, chiodi di garofano, vaniglia) e
frumento (a cui si deve una corretta acidità, opalescenza e corpo medio piacevole) che risultano protagonisti e ben amalgamati;
-
Szemesz,
Session IPA da 3,7% ABV prodotta
da Browar Golem. 100% malto Vienna e luppolo americano Chinook. Si
presenta di color ambrato, con note erbacee e di pompelmo molto
leggere, scarica di corpo, secca ma poco amara. Difficile
considerarla una Session IPA, magari solo una session ale;
-
The Butcher,
definita una West Coast Red IPA 7% ABV e
prodotta dalla beerfirm
Brokreacja (di Cracovia) presso il Browar Cystersòw Gryf. La ricetta
prevede una base di malto Pale con aggiunta di malti Cara e
abbondante luppolatura americana (Tomahawk, Citra, Simcoe, Amarillo)
che dovrebbe donare incredibili aromi agrumati e resinosi. Senza star
troppo a polemicare sullo “stile” (che mi sembra un gran bel
controsenso), mi limito a dire che delude molto le aspettative;
-
Czarna Roza,
prodotta dal birrificio locale
Sancti Lucas. Si tratta di una
birra in stile Oud Bruin con 6% ABV.
Assaggiandola, risulta un goffo tentativo di imitare le vere Oud
Bruin belghe. A parte colore e gradazione alcolica, sul resto c’è
molta confusione.
L'Odra al confine della Città Vecchia |
Detto questo, un consumatore consapevole di birra può rimanere piuttosto spiazzato di fronte a certe bizzarre rivisitazioni (volute o non), ma bisogna anche ammettere che in alcuni casi ci si diverte e si rimane sorpresi positivamente.
Anche in Polonia, quindi, non mancano buoni prodotti e birrifici interessanti, ma sarà appassionante scoprire in che modo evolverà il movimento locale nei prossimi anni. La domanda che molti si pongono è se l’influenza dei paesi nordici diventerà ancor più profonda o se i birrifici polacchi riusciranno a "maturare", a prendere le distanze da certe logiche produttive e a trovare una propria dimensione a livello nazionale (per esempio, valorizzando maggiormente gli stili tradizionali e le buone materie prime di cui già dispongono).
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