venerdì 26 dicembre 2014

Birrificio Theresianer e la Birra d'Inverno

Dato che diversi blogger mi hanno già preceduto nella recensione di questo birrificio, preferisco dare un taglio diverso al mio post su Theresianer. Non mi soffermerò molto sulla storia del birrificio e sulla sua evoluzione nel tempo (anche perché non si sa quasi nulla a riguardo) e neanche sull'eterna domanda se Theresianer possa essere considerato il più grande birrificio artigianale italiano o una "piccola" industria di birra indipendente. Voglio, invece, parlare di cose certe e di cose che non lo sono affatto...
  1. Quel che è certo è che Martino Zanetti è proprietario e presidente della Hausbrandt s.p.a., azienda produttrice di caffè dal 1892, e che nel 2000 ha deciso di fondare il birrificio Theresianer. Il legame fra il moderno Theresianer (sito in provincia di Treviso) e l'Antica Birreria di Trieste fondata nel 1766 - a cui si fa chiaro riferimento sul sito e sulle etichette delle bottiglie - non è dato saperlo. A pensar male sembrerebbe si tratti solo di un'abile mossa pubblicitaria per darsi un certo tono e fregiarsi di una storicità che non li appartiene. Sono portato a pensare questo perché non si trova alcuna notizia sul fantomatico legame fra le due fabbriche di birra, ma spero comunque di essere smentito. A questo proposito ho chiesto di poter parlare con qualcuno del birrificio, ma mi è stato risposto che tutte le info di cui avevo bisogno erano riportate sul sito internet. In realtà avrei avuto molte altre domande da porre: dalla storia alla produzione, dalle ricette alle materie prime usate, ecc ecc... tutte informazioni interessanti che rimarranno senza una risposta, almeno per il momento. Detto ciò, tornando al legame fra le due fabbriche, non mi resta che ipotizzare la possibilità che l'attuale birrificio Theresianer vanti una "connessione storica" con l'Antica Birreria di Trieste e con le sue birre; in tal caso, si potrebbe considerare come una specie di raro fenomeno italiano che ricalca quello delle più famose "birre d'abbazia" belghe. Le birre d'abbazia sono birre prodotte da moderni birrifici industriali che però utilizzano un'antica ricetta tramandata nei secoli dai monaci di un ex monastero. Potrebbe essere così anche per Theresianer, se non fosse che sul sito del birrificio si può leggere una nota del presidente Zanetti che dice che le birre prodotte da Theresianer si ispirano alle Sue preferite (e, quindi, non credo che possano essere quelle settecentesche dell'Antica Birreria di Trieste, che nessuno dei contemporanei ha mai avuto modo di bere).
  2. Altra certezza è che da qualche mese l'ufficio stampa del birrificio Theresianer sta contattando i blogger italiani di birra (artigianale) per spedire loro un campione di alcuni prodotti da testare. Dal mio punto di vista, si tratta di un'ottima mossa pubblicitaria ma non priva di qualche rischio. Una recensione negativa, per esempio, potrebbe essere dannosa per il birrificio a meno che l'idea di fondo non sia riconducibile all'equazione brewdogghiana "qualsiasi pubblicità = maggiore visibilità" o come disse Oscar Wilde: non importa che se ne parli bene o male, l'importante è che se ne parli. L'idea di aumentare la propria visibilità sul web attraverso i blog di birra artigianale è dunque molto interessante e coraggiosa. Secondo il mio modesto parere, si evince la volontà di avvicinarsi sempre di più al mercato della birra artigianale (che va tanto di moda in questi anni) oltre che cercare di ottenere maggiore credibilità e fiducia da parte del potenziale cliente/consumatore grazie all'apporto dei blog del settore. 
Quello che segue è il resoconto del mio personale incontro con alcune birre di Theresianer...>>>


martedì 21 ottobre 2014

Degustazione alla cieca: "Birre Chiare Belghe"

L'altra sera ho partecipato a una degustazione alla cieca di alcune birre artigianali.
Per cercare di contenere le infinite possibilità di scelta, è stato deciso di concentrarsi su un unico "macro" stile birrario, che potremmo definire come "birre chiare belghe (o di ispirazione belga)".

Come funziona una degustazione alla cieca?
Ogni partecipante deve portare una bottiglia di birra appartenente alla categoria scelta. La bottiglia deve essere resa irriconoscibile (un metodo pratico e veloce può essere quello di avvolgerla nella carta stagnola e colorare il tappo con un bianchetto o un pennarello indelebile).
Può essere utile, ma non fondamentale, munirsi di schede di degustazione (facilmente scaricabili da internet) o di semplici fogli su cui prendere qualche appunto.
In genere la degustazione può procedere in due modi:
- si può aprire una bottiglia alla volta, degustarla, fare un breve dibattito e poi scartarla per scoprire di che birra si trattava. Passare poi alla bottiglia successiva e così via;
- si possono degustare tutte le birre insieme, una dietro l'altra, lasciando il dibattito alla fine della degustazione per confrontarle e scartarle tutte assieme (con questa tipologia è fondamentale prendere appunti per ricordarsi cosa si è bevuto).

In quest'occasione abbiamo optato per la prima modalità, in modo da avere una degustazione più "aperta" e in cui tutti potessero confrontarsi nel momento stesso della bevuta. Questo metodo è sicuramente più coinvolgente e amatoriale, e permette di ottenere subito un quadro a 360° della birra che si sta assaggiando grazie all'apporto di tutti i partecipanti. La cosa che a molti non piace, invece, è che mentre si parla e ci si confronta qualcuno potrebbe essere influenzato e individuare aromi o difetti che da solo non avrebbe scovato. Sta a voi quindi decidere come agire.
Prima di cominciare a parlare delle birre che abbiamo assaggiato, voglio consigliare (soprattutto a chi è alle prime armi) di "resettare" le papille gustative tra una birra e l'altra mangiando un pezzetto di pane e/o bevendo un sorso d'acqua frizzante. Può sembrare una cosa banale ma spesso aiuta molto.
Vediamo ora le birre che abbiamo provato durante la serata...

- BIRRA  I

ASPETTO: La prima birra che abbiamo provato si presentava di colore giallo dorato e leggermente velata. La schiuma non era particolarmente persistente e dopo poco non ha lasciato traccia.

AROMA: tipiche note speziate e fruttate (soprattutto pera) conferite dal lievito belga utilizzato.

GUSTO: in bocca è molto rinfrescante con aromi fruttati e agrumati, speziata (forse con utilizzo di erbe/spezie), piuttosto secca e amarognola nel finale. Si avvertono anche una punta di fenolico e di etilico.
GENERALE: nel complesso ci è parsa una birra ben fatta, piuttosto beverina nonostante una gradazione alcolica ipotizzata intorno agli 8% abv, con grande caratterizzazione del lievito belga. La maggioranza ha ipotizzato si trattasse di una Saison e che fossero state utilizzate delle spezie.

CERVESIA di BRASSERIE DUPONT (Belgio)
Si tratta di una birra di difficile collocazione stilistica. Ratebeer la menziona fra le "Traditional Ale", cioè una birra la cui produzione si basa su un'antica ricetta medioevale. Potremmo definirla come una "birra storica" nonché un incrocio fra le moderne Saison e Belgian Strong Golden Ale (a causa dell'alta gradazione alcolica, 8% abv)...>>>


mercoledì 8 ottobre 2014

Report Norvegia: Oslo, la capitale (birraria) - Pt.3

Dopo aver attraversato la Norvegia in tutta la sua lunghezza - dall'estremo sud a Capo Nord - ed aver percorso oltre 4.000 km, abbiamo preso l'aereo da Alta e siamo tornati al nostro punto di partenza: Oslo capitale.
Prima di tornare a casa, abbiamo avuto modo di visitare la città un paio di giorni.
Per quel che mi riguarda, ho cercato di visitare il maggior numero di locali di birra artigianale e credo di essermela cavata piuttosto bene. Non posso dire lo stesso per il mio portafoglio! :-P
Oslo è una città interessante sotto certi aspetti, ma è molto lontana dall'essere una grande meta turistica come lo sono le altre capitali europee come Roma, Londra o Praga. Anche il numero di abitanti è abbastanza esiguo (ci aggiriamo intorno alle 600.000 persone, che per intenderci sono le stesse di Genova). Il centro è relativamente piccolo ma grazioso. Ricordo di averlo percorso più e più volte a piedi per raggiungere le mie mete birrarie, rimbalzando da una parte all'altra della città in circa 20 minuti. Fattibilissimo.
E' sicuramente una città cosmopolita e moderna come lo è gran parte della Norvegia (almeno per mentalità). A livello di offerta birraria, sia per qualità che per numero di locali specializzati, credo che siamo un po' sotto al livello di Milano...con qualche eccezione. Secondo me a Milano il movimento della birra artigianale è ben visibile ormai da anni e questo si rispecchia in molti locali molto ben "equipaggiati", alcuni dei quali sono nati solo negli ultimi 2/3 anni. La Milano Beer Week che si è conclusa un paio di settimane fa ha messo in mostra tutte le qualità dei 15-20 locali di birra artigianale più prestigiosi della città, da quelli più storici a quelli più recenti, e la mia impressione è stata che si sta cominciando ad uscire dal bozzolo della nicchia e a fare sul serio. A Oslo invece ho trovato solo 1-2 posti davvero impressionanti, gli altri nella media e qualcuno deludente. Ho visitato in totale una decina di locali (considerati anche da Ratebeer fra i migliori della città e della Norvegia intera); vediamoli ...>>>

mercoledì 10 settembre 2014

Report Norvegia: da Trondheim a Nordkapp - Pt.2

Se ti sei perso la prima parte del viaggio... >>> Report Norvegia: da Milano a Kristiansund - Pt.1

TRONDHEIM

Facciata della NTNU
Dopo la nostra breve permanenza a Kristiansund, siamo ripartiti sulla 70 e abbiamo poi imboccato la E39 e la E06 per arrivare a Trondheim. Questa è la terza città più grande della Norvegia e si tratta anche di una città universitaria. Trondheim si sviluppa sulla sponda del Trondheimsfjord ed è attraversata dal fiume Nidelva. Al di là del fiume, in cima a un promontorio, si trova proprio il castello in cui ha sede la Norwegian University of Science and Technology, una vera istituzione cittadina famosa in tutto il Paese per le facoltà di ingegneria e di neuroscienze. La NTNU è la seconda più grande università fra le 8 presenti in Norvegia e comprende ben 52 dipartimenti.
Interno dell'Antikvariatet
Dopo aver visitato la parte alta, siamo andati a fare "merenda" all'Antikvariatet, un piccolo café/bar tutto colorato che offre la possibilità di sedersi ai tavolini fuori quando c'è bel tempo. All'interno è molto simile a una piccola tavola calda e presenta delle librerie lungo le pareti. Su ogni tavolo la lista del menù è pinzata a un libro d'epoca originale (a me è capitato il libro di un italiano, casualmente). 
Porter di Nøgne Ø
Alle spine ho trovato solo birre industriali (ma sul retro, vicino al bagno, ho notato alcuni keykeg del microbirrificio norvegese Austmann e uno di Berliner Weisse), mentre in bottiglia avevano circa una decina di etichette norvegesi. Ho scelto di bere la Porter di Nøgne Ø abbinandola ad uno squisito brownie al cioccolato con mirtilli e panna montata fatta in casa. Nonostante non fosse un vero e proprio pub di birra artigianale, questa perfetta accoppiata mi ha fatto tornare di perfetto umore!...>>>


domenica 31 agosto 2014

Report Norvegia: da Milano a Kristiansund - Pt.1

L'anno scorso avevo scelto il duo Irlanda-Scozia per il mio annuale viaggio birrario, ma quest'anno ho voluto spingermi ancora più a nord. La scelta della Norvegia nasce dal fatto che negli ultimi anni la scena birraria scandinava risulta essere davvero in gran fermento e (assieme agli Stati Uniti, all'Inghilterra, al Belgio e all'Italia) rappresenta una delle "zone birrarie" che attira maggiormente l'attenzione del movimento artigianale internazionale.
Gueuze Tilquin a Brussels
Sinceramente, io non conoscevo pressoché nulla della birra artigianale norvegese, a parte quei due o tre nomi più famosi (come Nogne O, Haandbryggeriet, etc...) di cui ogni tanto si riesce ad assaggiare qualcosa nelle birrerie italiane più interessate alle produzioni straniere.
Poechenellekelder
Una curiosità che trovo interessante è che, mentre l'Italia non ha mai avuto una forte tradizione birraria nazionale, la Norvegia è un paese produttore di birra da molti secoli. Fino al 19°secolo, infatti, tutti i contadini norvegesi erano tenuti a produrre la propria birra e a coltivare le materie prime necessarie per la produzione (dai lieviti, ai cereali, ai luppoli). Successivamente, una legge ha messo fuorilegge la produzione della birra in casa e gli stili tradizionali norvegesi sono andati via via estinguendosi. Solo dagli anni '90 è cominciato un risveglio del settore birrario grazie alla nascita di molti birrifici artigianali - "mikrobryggeri" in norvegese - e oggi possiamo dire che la Norvegia, assieme agli altri paesi dell'area scandinava (Danimarca in primis), rappresenta una delle realtà più interessanti nel vasto panorama mondiale della birra artigianale...>>>

venerdì 25 luglio 2014

Visita al Birrificio Montegioco

Il birrificio nasce nel 2005 a Montegioco, in provincia di Alessandria, e negli ultimi anni si è guadagnato - a detta di tutti - un posto stabile fra i migliori micro-birrifici artigianali italiani. "Micro" lo è davvero perché, mentre altri suoi illustri colleghi hanno aumentato la capacità produttiva dell'impianto per far fronte alla forte ascesa della birra artigianale, Riccardo Franzosi (Birraio di Montegioco) ha deciso di non farsi tentare dal mercato in espansione e tutt'oggi va avanti con un tino di cottura della capacità di 600-700 litri circa. 



                                                                             

Vale proprio la pena di dire che per Montegioco La Qualità è più importante della quantità. Il risultato è che spesso le birre di Montegioco finiscono in un lampo e risulta quasi impossibile reperirle anche per diversi mesi. Questo ha portato molti, sopratutto clienti stranieri, a prenotare con mesi di anticipo birre del calibro della Quarta Runa. Questa birra è prodotta con l'aggiunta di vere pesche di Volpedo che vanno a costituire ben il 20% del mosto. Per la stragrande maggioranza degli appassionati, questa fruit beer è considerata un'eccellenza del "made in Italy" e un fiore all'occhiello per tutto il movimento artigianale italiano...>>>


venerdì 20 giugno 2014

Birrificio Via Priula e le sue creazioni

Via Priula è un birrificio che nasce a San Pellegrino Terme nel 2010. In realtà non si tratta di un vero e proprio "birrificio", in quanto non possiede un'impianto di proprietà. Via Priula, quindi, rientra nella categoria delle "Beer Firm". Di cosa stiamo parlando? Si tratta di un birrificio che produce la propria birra usufruendo dell'impianto produttivo di un altro birrificio. I puristi guardano spesso con disprezzo o quantomeno con molta diffidenza chi apre una Beer Firm. Negli ultimi anni stiamo vivendo un vero e proprio boom di aperture di "birrifici", ma molte di queste sono in realtà delle Beer Firm. Capire se dietro a queste aperture ci siano persone preparate e appassionate che fanno produrre la PROPRIA ricetta da un altro birrificio solo per necessità economiche o se, invece, dietro ci sia qualche imprenditore che ha fiutato la possibilità di fare soldi nel mercato delle birre artigianali, non è mai così facile capirlo...fino all'assaggio delle birre prodotte! A quel punto si capisce (quasi) sempre se ci troviamo di fronte a una mera operazione commerciale o al prodotto di un artigiano birraio appassionato e creativo. Via Priula credo rientri nel secondo caso. Negli anni si sono appoggiati a Babb e ad Hibu (ma forse anche ad altri birrifici di cui non sono a conoscenza). Negli ultimi tre anni Via Priula si è fatto largo nel mercato delle birre artigianali proponendo - a mio avviso - prodotti particolari e piacevoli, tant'è che oggi risulta essere una delle Beer Firm più "storiche" e importanti d'Italia, apprezzata da molti per la qualità delle sue produzioni.
Perché particolari? Perché questa Beer Firm produce 5 birre, fra cui una Russian Imperial Stout e ben 2 birre alla frutta. 
Mi sembrano scelte interessanti, di certo non banali o troppo commerciali. Per questo motivo mi erano subito saltati all'occhio, ma non ho mai avuto modo di provare nessuna delle loro creazioni fino all'anno scorso. 

La prima loro birra che ho assaggiato è stata la Bacio, una American Pale Ale. Qualcuno può pensare che l'abbia presa perché di questi tempi vanno di moda, invece ricordo che la comprai perché mi sorprese il fatto che avesse solo 4.5% gradi alcolici (o giù di lì). Oggi è arrivata fino al 4.9%, ma rimane comunque una gradazione relativamente bassa per questo stile. 
Stappata e posata nel bicchiere, si presenta subito con una schiuma candida, abbondante e persistente. Aromi intensi, fruttati e agrumati. In bocca un gran carattere luppolato, ma allo stesso tempo delicata e beverina. La finii in 3 minuti scarsi. Era una 33cl. 
Da quel momento, nel giro di qualche mese, le ho provate tutte e in questo post vorrei spulciarle una ad una...>>>

mercoledì 14 maggio 2014

Pils Pride 2014 al Birrificio Italiano

Il Pils Pride è un festival ideato dal Birrificio Italiano con lo scopo di celebrare e dare nuovo lustro allo stile birrario più famoso al mondo (e spesso anche il più sottovalutato).
Solitamente con il termine "Pils" (Pilsen, Pilsner e via dicendo) si identificano tutte quelle birre a bassa fermentazione, chiare, con basso contenuto alcolico, dotate di aromi floreali ed erbacei su una base maltata mielosa e con un amaro elegante e persistente nel finale.
Sul sito del Pils Pride vengono sapientemente riassunte così: "Amaro, secchezza, aroma erbaceo di luppolo e fiori, uniti in un delicato equilibrio ad un malto mieloso e riccoPils Pride vuole riunire le Pils di carattere, ridare dignità a questa tipologia birraria e farne tornare orgogliosi i birrai e gli appassionati consumatori". Questo è lo spirito del Pils Pride! :D

Da sinistra: Zwickl Pils by Gänstaller Bräu (Ger), Bayern by Thornbridge (Eng), Pils by Klosterbrauerei Weibenohe (Ger).
Tutto è partito nel "lontano" 2007, quando parteciparono alla prima edizione 12 birrifici con 13 Pilsner. Di questi, ben cinque erano stranieri (quattro tedeschi e un americano). Praticamente la metà!

Quest'anno la manifestazione si è tenuta il weekend 10/11 maggio al Birrificio Italiano (Lurago Marinone) raggiungendo il traguardo ragguardevole dell' 8a Edizione. I birrifici artigianali partecipanti erano 18 (11 italiani, 3 tedeschi, 3 americani e 1 inglese) con ben 23 Pils presenti, conquistando così il nuovo record del festival.
Quest'anno, per la prima volta, si è tenuto anche un evento gemello a Londra. Il pub "The Finborough Arms" ha infatti organizzato un proprio Pils Pride in contemporanea con il festival italiano. Chissà che l'anno prossimo l'iniziativa non possa coinvolgere anche altri pub in giro per il mondo! :)
Veniamo ora alle birre...>>>

mercoledì 30 aprile 2014

La temperatura è importante: mai bere birre ghiacciate!

Ormai siamo in piena Primavera e le temperature si stanno gradualmente alzando. Le giornate di sole si moltiplicano e una bella birra fresca ci sta sempre meglio.
Non a caso ho utilizzato l'aggettivo "fresca".
Con l'avvento dell'estate, sempre più spesso c'è chi si avvicinerà al bancone dei bar chiedendo una bella birra "ghiacciata". Non importa che sia una Pils, una Tripel, una Porter o un Lambic...ciò che conta è che sia "la più fredda che hai".
L'idea che la birra sia una bevanda prettamente estiva da bere congelata è un clichè veramente duro a morire.
Il consumatore medio è abituato da tutta la vita a bere birre congelate, sia fuori casa che fra le mura domestiche. L'immagine più comune che mi viene in mente è: divano + tv + pizza + birra industriale ghiacciata. Chi non l'ha fatto almeno una volta nella vita? :D



E' necessario però fare delle distinzioni. Non tutte le birre sono uguali e, di conseguenza, non tutte le birre vanno bevute alla stessa temperatura, a maggior ragione se quella temperatura è tipica del polo nord! ...>>>

domenica 9 marzo 2014

Spillatura delle birre: un'arte incompresa!

La spillatura è un processo mediante il quale la birra viene trasportata dal fusto al bicchiere. In base allo stile birrario e alle caratteristiche della specifica birra, durante la spillatura si può formare o meno uno strato di schiuma che può avere caratteristiche molto differenti (colore, sapore, finezza, spessore, compattezza, aderenza, persistenza...).
Esistono diversi tipi di spillature e diverse tecniche per spillare una birra...

TIPI DI SPILLATURA

Birra a "caduta": in epoca vittoriana la birra era contenuta in grandi botti di legno situate dietro al bancone e veniva servita tramite un rubinetto che sfruttava la gravità. Oggi questa modalità di spillatura viene adoperata poco e solo in rare occasioni ed eventi, come ad esempio alcuni festival della birra.

Birra a "pompa": per permettere la conservazione dei barili in cantine fresche, fu inventata una macchina provvista di pompa a pistone cilindrico con delle valvole che evitavano il riflusso della bevanda. Attraverso l'azione manuale, il publican azionava la pompa e la birra veniva risucchiata dal fusto e portata al rubinetto. E'una modalità storicamente anglosassone, oggi largamente utilizzata nei pub specializzati in birre inglesi e artigianali di molte parti del mondo...>>>


venerdì 21 febbraio 2014

Parliamo un po' di luppolo...

Chi scoprì le qualità del luppolo e lo inserì ufficialmente tra gli ingredienti della birra?

"Hildegard von Bingen (1098-1179), badessa del monastero femminile benedettino di San Rupertsberg, diede un grande contributo alle scienze naturali, scrivendo due trattati enciclopedici che raccoglievano tutto il sapere botanico del suo tempo.
Nel primo dei due trattati, Physica, nel Libro I, capitolo 61 intitolato "De Hoppo", Ildegarda parla del luppolo e, descrivendo la pianta, ne parla come di una pianta che non apporta molti benefici all'uomo, perché ne fa crescere la malinconia e rende la sua anima triste, appesantendone anche i suoi organi interni. In virtù, però, della sua capacità amaricante, il luppolo dimostra di avere il potere di preservare alcune bevande (nel testo originale si trova il termine latino in potibus) dal rischio della putrefazioni (putredines prohibet in amaritudine sua) e ne consiglia quindi l’uso solo in quest'ottica. In un capitolo successivo, la monaca naturalista tedesca parla anche di un possibile “succedaneo” del luppolo, il frassino, le cui foglie consiglia di usare in abbondanza a tutti coloro che volessero fare della birra con avena ma senza luppolo. Ildegarda sarebbe stata quindi la prima a mettere per iscritto alcune delle peculiari caratteristiche del luppolo, pianta già coltivata dalla metà del IX secolo nella zona di Hallertau, in Baviera." [inbirrerya.com]  >>>


lunedì 13 gennaio 2014

REGOLA N°1: la birra "doppio malto" non esiste.


Un tizio entra in un pub e chiede:

1) una birra "doppio malto"!
2) una birra "triplo malto"!
3) una "single malt"!

...e il publican dietro al bancone lo vorrebbe uccidere...

Fine.



Questo non è un quiz e neanche una barzelletta; è la realtà quotidiana che si trovano ad affrontare le birrerie italiane. La stragrande maggioranza degli appassionati sa di cosa sto parlando, perché sa benissimo che quelle fantomatiche tipologie di birra non esistono.

IL PROBLEMA E' CHE IL 99% DEI CONSUMATORI NON LO SA, ed è anche convinto che a quei nomi corrispondano delle caratteristiche ben definite.

Tutto nasce dalla diffusione del termine "doppio malto": questa fantomatica birra è considerata più alcolica della media, più corposa, più densa e strutturata. C'è chi addirittura la considera (a priori) più amara o più dolce delle altre o, ancora, esclusivamente bionda o esclusivamente rossa. L'opinione varia a seconda delle esperienze gustative di ognuno, ovviamente. 
Il consumatore medio crede che la "doppio malto" sia una birra 'particolare', 'diversa', 'speciale', ma soprattutto è convinto che venga fatta con il doppio del malto rispetto alle altre; altri invece credono che sia fatta con due tipi di malti diversi. 
Che dire... un gran bel minestrone!
Da questi concetti errati nascono anche altri mostri come la "single malt" e la "triplo malto". 
La prima verrebbe fatta con 1 solo malto, mentre la seconda sarebbe prodotta con 3 tipi di malto o con il triplo del malto rispetto a una birra 'normale'. Questo la renderebbe una "super" birra, "super" alcolica e "super" corposa. 

NULLA DI PIU' SBAGLIATO.

DIMENTICATE TUTTO!!! ...>>>