Chi scoprì le
qualità del luppolo e lo inserì ufficialmente tra gli ingredienti della birra?
"Hildegard von Bingen (1098-1179), badessa del monastero
femminile benedettino di San Rupertsberg, diede
un grande contributo alle scienze naturali, scrivendo due trattati
enciclopedici che raccoglievano tutto il sapere botanico del suo tempo.
Nel primo dei due trattati, Physica,
nel Libro I, capitolo 61 intitolato "De Hoppo", Ildegarda parla
del luppolo e,
descrivendo la pianta, ne parla come di una pianta che non apporta molti
benefici all'uomo, perché ne fa crescere la malinconia e rende la sua anima
triste, appesantendone anche i suoi organi interni. In virtù, però, della sua
capacità amaricante, il luppolo dimostra di avere il potere di preservare
alcune bevande (nel testo originale si trova il termine latino in
potibus) dal rischio della putrefazioni (putredines prohibet in amaritudine
sua) e ne consiglia quindi l’uso solo in quest'ottica. In un capitolo
successivo, la monaca naturalista tedesca parla anche di un possibile
“succedaneo” del luppolo, il frassino, le cui foglie consiglia di usare in
abbondanza a tutti coloro che volessero fare della birra con avena ma senza
luppolo. Ildegarda sarebbe stata quindi la prima a mettere per
iscritto alcune delle peculiari caratteristiche del luppolo, pianta già
coltivata dalla metà del IX secolo nella zona di Hallertau, in Baviera." [inbirrerya.com] >>>