giovedì 6 agosto 2015

Viaggio Birrario in Giappone. Parte I: Kyoto

Il Giappone è un paese davvero interessante e per certi versi molto “singolare”. La sua millenaria storia, i suoi abitanti, il cibo e la sua cultura ne fanno una nazione davvero affascinante.
Per quel che riguarda la birra, che qui è quello che ci interessa maggiormente, nel corso degli ultimi anni il Giappone si è rivelato un paese molto frizzante che sta offrendo sempre più prodotti che non hanno nulla da invidiare a quelli più blasonati di Stati Uniti ed Europa.
I locali visitati sono stati frutto di ricerche online e di consigli da parte di chi questo paese lo conosce bene grazie a numerosi viaggi e alla passione maturata nel corso degli anni.  
La prima parte del resoconto di viaggio riguarda Kyoto: città con circa 1,5 milioni di abitanti, nota come “la città dai mille templi”, che in passato fu la capitale del paese per più di un millennio. Essendo stata quasi interamente risparmiata dalla seconda guerra mondiale, Kyoto è considerata il più grande reliquiario della cultura giapponese, e per questo inserita nei siti protetti dall'UNESCO. È una sede universitaria di importanza nazionale e centro culturale di livello mondiale. Proprio qui è stato redatto il famoso Protocollo di Kyoto nel 1997.
La città è famosa soprattutto per i bellissimi giardini zen annessi ai templi, ma anche perché luogo di origine della maggior parte delle più antiche forme d'arte giapponesi: dalla cerimonia del thè al teatro Kaburi, dall'Ikebana alla danza Kyomai.
Assolutamente da non perdere è la visita al Tempio Kiyomizudera, uno dei più famosi di tutto il Giappone nonché patrimonio UNESCO dal 1994. Fondato nel lontanissimo 778, prende il nome dalle acque sacre della cascata Otowa che si trova proprio sotto la terrazza del tempio e dalla quale si gode una splendida vista su tutta la città...>>>


Altre attrazioni importanti sono: Hanami-koji Dori nel quartiere Gion (che parte da Shijo Dori fino al Tempio Kenninji e lungo la cui strada si trovano molti ristoranti, sale da thè tradizionali, negozi e café) e la cosiddetta "Passeggiata del Filosofo" - un famoso sentiero lungo 2 km che parte dal Tempio Ginkaku-ji e arriva a quello di Nanzen-ji - dove in primavera è possibile ammirare i ciliegi in fiore.
Capitolo birra: a Kyoto la birra artigianale è un fenomeno abbastanza “trendy” (come del resto in moltissimi altri paesi più vicini a noi...) con un gran numero di bar e pub che offrono spesso almeno mezza dozzina di prodotti craft alla spina, oltre a una non trascurabile selezione di bottiglie.
Il primo locale visitato è stato il Tadg’s Gastro Pub situato in Kyōto-fu, Kyōto-shi, Nakagyō-ku, Kamikoriki-cho 498, Japan (in Giappone trovare un indirizzo non è una cosa adatta ai deboli di cuore perché il sistema di denominazione delle vie è completamente diverso rispetto ai canoni europei e a prima vista appare come un labirinto casuale fatto da un ubriaco; consiglio quindi l’uso di google maps per cercare di non perdersi. Gli stessi abitanti utilizzano questa applicazione e ammettono di perdersi!). 
Il locale conta circa 20 posti a sedere più una sala con alcuni tavoli all'esterno sul retro. 9 le birre alla spina, tutte di provenienza giapponese, che ruotano abbastanza frequentemente: fra gli altri, da segnalare la presenza di tre birre della Baird Brewery di Shizuoka e una della meno nota (e più giovane) Kyoto BreweryPersonalmente ho assaggiato una Rising Sun Pale Ale di Baird, una Shuzankaido Amber Ale di Haneda Sake e una Blanche della Kyoto Brewery chiamata Once In A Lifetime Chance. Nessuna sugli scudi ma in generale tutte e tre si sono lasciate bere. Oltre alla selezione alla spina, il pub offre anche parecchie bottiglie, perlopiù di provenienza americana. Infine la cucina offre piatti internazionali, a differenza di molti altri pub visitati sia qui che a Tokyo; quindi, per i più nostalgici (e coraggiosi) è possibile assaggiare pizza, pasta, caprese, fish&chips e vari snacks classici.
Un piccolo approfondimento lo merita sicuramente la linea "Shuzankaido" della Haneda Sake. Non tanto per la qualità delle birre, ma per la particolare realtà produttiva che è tipica del movimento birrario giapponese, di cui Haneda Sake rappresenta un esempio calzante.
La Haneda Sake è una tradizionale distilleria di sake fondata nel 1893. Nessuno si aspetterebbe mai che un produttore di sake abbia anche un microbirrificio artigianale. E' come se in Italia le aziende produttrici di Grappa si mettessero a produrre anche birra. Invece, dal 1997 questa storica azienda ha aperto il proprio birrificio producendo una linea (chiamata appunto "Shuzankaido") composta da 3 birre: una Amber Ale, una Koelsch e una Weisse.
La parola shuzankaido  significa "strada Shuzan" e, in particolare, il termine Kaido è usato soprattutto per quelle strade esistenti sin dal periodo Heian (794-1185). Dando questo nome alle sue birre, la Haneda Sake ha in qualche modo legato i propri prodotti alla storia locale arricchendole di un senso di tradizionalità che in realtà non possono avere. Ragioni di marketing in cui ora non ci addentriamo.
Il punto è che non si tratta di un caso isolato. Molta della birra artigianale giapponese è prodotta dalle distillerie di sake del paese. Il sake viene prodotto in tutto il Giappone, ma le caratteristiche del distillato variano da regione a regione in modo da risultare ben caratterizzato e facilmente identificabile la sua zona di origine. Trovo che ci sia una forte analogia fra questo mondo e la storia della birra europea dove si possono facilmente identificare le produzioni di aree diverse. 
A parte questo, trovo che quello giapponese sia un caso davvero molto particolare: molte distillerie tradizionali di sake si ritrovano ad essere anche protagoniste del rinascimento birrario artigianale del paese. La relazione fra sake e birra si può notare anche nei nomi. In Giappone, la birra artigianale viene solitamente chiamata "ji-biiru", che significa "birra regionale"Questo termine è nato dalla variazione della parola "ji-zake", che significa "sake regionale". Il legame fra questi due prodotti è più stretto di quanto si pensi. Credo si tratti di un caso davvero isolato che non ha eguali nel resto del mondo e forse il motivo va ricercato nella storia recente del paese.
Dopo la seconda guerra mondiale le fabbriche di sake iniziarono a riformarsi poco alla volta, e la qualità del sake crebbe gradualmente. Nello stesso tempo, però, cominciarono a diventare sempre più popolari la birra, il vino e i superalcolici, e già a partire dagli anni 60 il consumo di birra superò per la prima volta quello del sake. Nel corso dei decenni il consumo della bevanda continuò a diminuire, ma in proporzione inversa la qualità migliorò notevolmente. Oggi la qualità del sake è al suo apogeo e questo alcolico è diventato una bevanda di fama mondiale.
Mentre il resto del mondo sta forse bevendo sempre più sake, in Giappone la sua vendita sta ancora calando e non è per niente sicuro che l'esportazione possa salvare le aziende giapponesi; infatti, attualmente ci sono circa 1500 aziende operanti in Giappone, laddove nel 1988 ce n'erano circa 2500. Un calo del 40% in 25 anni. La birra artigianale invece non è mai stata così popolare come negli ultimi 7-8 anni e il trend è in continuo aumento. Se incrociamo questi due dati diventa più facile intuire perché molti produttori di sake abbiano iniziato a produrre anche ji-biiru.

Tornando ai pub, uscito dal Tadg’s la seconda tappa è stata il Beer Komachi, situato in una zona molto carina in 444 Hachikenchō Higashiyama-ku, Kyōto-shi, Kyōto-fu 605-0027, che comprende decine di piccoli ristoranti e negozietti. Il locale è spesso affollato e non conta più di 20 posti a sedere, compresi quelli al bancone. Le birre alla spina sono 7 e vengono cambiate molto di frequente (anche un paio di volte nel giro di poche ore). Non è difficile trovare appassionati stranieri accanto a persone del posto.
Per quanto riguarda gli assaggi, ho provato: Hidatakayama Pale Ale (una English Pale Ale da 5% abv della Hidatakayama Beer di Gifu), la Minoh Stout della Minoh Beer di Osaka, Enjoy By 7/4/2015 (una Double IPA da 9,4% abv di Stone in bottiglia) e la Fujizakura Heights Rauch (una Rauchbier da 5,5% abv della Fujizakura Brewery di Yamanashi, un microbirrificio specializzato in birre della tradizione tedesca). Consiglio di provare anche il cibo che viene preparato sempre al momento - la cucina è posizionata a vista dietro al bancone - e offre principalmente piccoli piatti tipici molto gustosi a base di pesce. 
Da segnalare anche una ventina di etichette in bottiglia (perlopiù di provenienza estera) e l'immancabile sake.
Infine, come dicevo all'inizio, grazie ai consigli e alle opinioni raccolte da due grandi appassionati giapponesi, segnalo anche: il Bungalow (ottimo craft beer pub dotato di un bell'impianto con 10 birre alla spina e cucina tipica) e una visita alla Kyoto Brewing Company, entrambi situati nella famosa zona di Gion e facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici.



Il viaggio birrario nella terra del Sol Levante continua con la Parte II...destinazione: Tokyo...

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