lunedì 4 maggio 2015

Report: Tre giorni di birra a Copenhagen

Nyhavn
Così come gli altri paesi scandinavi, anche la Danimarca - e in particolare la sua capitale Copenaghen -, sta diventando una delle destinazioni europee che attira maggiormente l'attenzione per il movimento birrario artigianale. Va detto, infatti, che nell'ultimo decennio Copenaghen si è guadagnata la reputazione di avere alcuni fra i più innovativi birrifici al mondo (basti pensare a Mikkeller, una delle beerfirm più importanti e famose al mondo); di conseguenza, per qualsiasi “(craft) beer aficionado” una visita alla graziosa capitale danese è pressoché d'obbligo. 

Stroget
La città, la cui superficie non è sicuramente una tra le più estese d'Europa, è situata sulle isole Sjælland e Amager (e da quest'ultima prende nome anche l'omonimo birrificio). Caratteristica da apprezzare è la possibilità di poter raggiungere facilmente a piedi o in bicicletta (come fanno i danesi), tutti i siti d'interesse turistico e soprattutto birrario! 
Senza soffermarci sulle attrazioni cittadine tradizionali, vediamo subito quali sono i diversi pub e birrifici che abbiamo visitato...
Il locale si trova in Viktoriagade in un seminterrato abbastanza anonimo e non troppo appariscente. L’arredamento interno è molto minimal e in totale ci sono circa una decina di tavoli divisi fra la sala principale e una saletta laterale. La selezione prevede 20 spine che offrono principalmente Mikkeller (IPA, DIPA, IIPA, Imperial Stout e Sour gli stili più gettonati) ma anche qualche birra ospite. 
Al momento della visita era presente una verticale di Boskeun (De Dolle) dal 2011 al 2015 attaccata alla spina (la 2014 era molto buona). Presenti anche Madamin e BeerBera di Loverbeer, Oude Kriek di Boon e Prairie Ale di Prairie. Assaggi: Mikkeller beer geek brunch weasel, mad beer imperial pils (non buona), de dolle boskeun 2014, mad beer salty sour, prairie ale, mikkeller big worse barley wine, oude kriek boon, mikkeller vesterbro spontain, mikkeller skor bruin, mikkeller black home imp stout. Da segnalare la presenza del Mikkeller restaurant un paio di numeri civici accanto...>>>

Situato in Halmtorvet nel trendy Vesterbro district (dove sono presenti diverse discoteche), si trova in un seminterrato e possiede anche alcuni tavoli all’aperto (per chi volesse sfidare le temperature non proprio mediterranee). L’interno è carino ed accogliente. La selezione di birre presenti è interessante, con nomi che vanno da Dupont a Eviltwin, da Westmalle a Great Divide, oltre ai soliti nomi danesi e norvegesi quali ad esempio Mikkeller e Lervig. Assaggi non del tutto entusiasmanti: Naparbier zz Amber ale (diacetile), Moylan’s porter (diacetile), Amager Reepicheeps revenge hoppy wheat (buona).

Situato in pieno centro (Lavendelstræde 15), il locale è abbastanza ampio e offre ben 61 spine che attirano molto l’attenzione di danesi e non. Alcune etichette sono davvero altisonanti. Peccato che poi i nostri assaggi non siano stati all'altezza delle aspettative e i prezzi siano comunque altini. Assaggi: Stronzo Haket Imperial Stout della ex Stronzo Brewery (fallita per bancarotta), Amager Southern Peach, Hitachino Celebration Ale.

Il locale, fratello maggiore del precedente, si trova in Stefansgade (nel quartiere Norrebro) ed è situato in un seminterrato un po’ più ampio, all’interno del quale si trova anche un bottle shop molto fornito. Arredamento anche qui molto minimal in cui il colore predominante è il celeste. 
La selezione, seppur preveda la bellezza di 40 spine, offre principalmente gli stili che qui vanno per la maggiore (vedi sopra) anche se non è presente esclusivamente Mikkeller ma anche To Ol, Three Floyds, Kernel, Brekeriet, Beavertown e Kernel. Birre in generale a posto. Assaggi: To ol friends with benefit, to ol sundancer, Mikkeller rasperry quadrupel, Mikkeller rasperry triple bock, Mikkeller arh hvad, Three floyds alpha king, Mikkeller spontanlingonberry, Amager/Mikkeller hr. Frederiksen wiesel brunch.

Situato in Elmegade, nel distretto Nørrebro della città, questo piccolo e accogliente locale si presenta con una luce leggermente soffusa e circa una ventina di posti a sedere all’interno (più qualche sedia al bancone). Il personale è molto cortese e appassionato (vanta visite a parecchi locali in Italia nonchè la partecipazione alla seconda crociera organizzata dal Macche). Per quanto riguarda le birre presenti alla spina, la selezione è abbastanza varia: se ne trovano 15 di provenienza perlopiù danese, ma con qualche aggiunta straniera (schlenkerla, schonramer, oud berseel e de dolle boskeun). Assaggiate Mahrs keller (non buona), Midtfyns Paskebryg pale ale, beerbliotek session ipa, Amager rugporter e Ghost brewery black magic vanilla sky.

Un po' fuori mano (Ægirsgade 36), consigliato dai ragazzi di Olbaren come ottimo binomio "Bar tradizionale danese" (si fuma all'interno ed era popolato da clienti un po’ avanti con gli anni) e birra artigianale. In realtà, delle 5 spine solo due erano artigianali (mikkeller). Le birre non sono state affatto indimenticabili, ma anche l'atmosfera, seppur particolare, mi è sembrata parecchio fredda (specie se paragonata a un pub tradizionale inglese).

Situato in una zona molto bella (Sortedam Dossering 83), affianco al lago artificiale. Il locale è carino e accogliente e il personale è molto cortese (ed appassionato di sport americani...). La selezione di birre alla spina ne prevede 20 e la provenienza è abbastanza varia: Lervig, Mikkeller, Brekeriet, Beer Here, Amager, Great Divide (Yeti) fra gli altri. Assaggi: Beer Here morke porter, Ugly Duck hop devil IPA, Hornbeer framboise, Amager chocolate spring.

Unico brewpub, aperto non lontano dal centro città (Ryesgade 3), con impianto a vista all'interno dell’ampio locale. Da apprezzare il fatto che si cimentino nella realizzazione di stili molto differenti, ma i risultati sembrano un po' altalenanti (blonde e pils non perfette). Il resto della produzione prevede anche delle pale ale, brown ale, bock e porter. Assaggi: peber bossen blonde, norrebro pilsner, yuzu wit, III ipa, imperial brown ale, porter, motueka pale ale.

Locale situato a Griffenfeldsgade (vicino al cimitero dove è sepolto Kierkegaard); si trova ad un livello rialzato rispetto alla strada. Paradiso degli hypster con tanto di bici a scatto fisso appesa alle pareti. Leggermente affollato all’ora in cui lo abbiamo visitato. 12 le birre alla spina proposte e si evidenzia l’assenza di Mikkeller (!) al momento della visita. Da segnalare la Night Crowler realizzata appositamente per il locale assieme a Gamma Brewing Co. Solita predominanza di IPA, APA & co. Gli assaggi: kiwi koelsch, stillehavs season, Ninety Bobs scotch ale, Skotsk amber, Mad ipa.

Situato in Nørre Farimagsgade, l’interno ricorda alla lontana un pub inglese con arredamento in legno e candele sui tavoli. 
Era parecchio affollato visto l’orario da “prima serata”. Il locale offre circa 20 birre alla spina di provenienza essenzialmente danese (tipico assortimento di IPA & co.), eccezion fatta per Lervig e Great Divide (Yeti). Assaggi: Amager Lost Valentinos IPA, Flying Couch black bitter e Mikkeller beer geek breakfast (buona).


Dopo tutti i vari assaggi, l'idea che ci siamo potuti fare è che a livello di produttori gli unici nomi che possono essere considerati delle garanzie in tutti i pub siano: Mikkeller, To Øl, Beer Here e Amager. Se si esclude quest'ultimo, che possiede un proprio impianto di produzione, si tratta di beerfirm che fanno produrre le proprie creazioni al di fuori del territorio danese. Insomma, sul versante della produzione, la Danimarca appare molto più indietro rispetto a realtà più consolidate (UK e Belgio in primis), ma anche più estrosa e creativa come il movimento artigianale italiano.
Impianto del Norrebro Bryghus
Il mercato della birra artigianale in Danimarca pesa circa il 5,9% del consumo totale di birra mentre il consumo pro-capite (birra industriale inclusa) si attesta intorno ai 70 litri annui. Più del doppio rispetto quello italiano. Ad oggi – tra birrifici, brewpub e beerfirm – si contano circa 120 birrifici: numero che è cresciuto notevolmente dal 2002, ma che risulta relativamente costante dal 2008. Se si associa questo dato al numero di abitanti, si scopre che il rapporto birrifici/popolazione sia di 1 ogni 45.000 danesi (l'Italia invece si assesta intorno a 1 ogni 65.000 abitanti, ma il nostro dato è destinato a scendere perché, rispetto alla Danimarca, dal 2008 ad oggi il numero dei birrifici italiani è cresciuto esponenzialmente ed il trend è in continuo aumento).
Rispetto a questi dati, che fanno pensare a un movimento più che mai vivo e poliedrico, il filo conduttore che sembra legare tutti i craft beer pub di Copenaghen è senza dubbio la netta predominanza di pochi stili volti a lasciare stupefatti i clienti: Imperial IPA con luppoli sconosciuti, IPA con livelli di amaro che ti asfaltano la bocca, Sour Ale ed Imperial Stout estreme, fatte con ingredienti improbabili e passate nelle botti più disparate. La birra "semplice" ma corretta (ad esempio una Pils, una Bock, una Belgian Blond o una Bitter) non c'è o, se c'è, è quasi sempre ignorata e con qualche difetto.
I pub sono più centri di degustazione che veri luoghi di socializzazione, dove persino il rapporto con la birra è mediato (quando si ordina bisogna richiedere il numerino corrispondente alla spina che si vuole bere) rendendo arduo ricordare a qualunque persona sprovvista di taccuino il nome della birra stessa. 
Insomma, ad eccezione di un paio di posti - penso a Søernes Ølbar e Ølbaren -, la vita al pub è molto diversa da come la si concepisce qui in Italia e nella maggior parte d'Europa, ma come mi ha confessato uno dei publican, essi si valutano la miglior città europea per offerta birraria.
E' la vittoria del modello Mikkeller, che ha imposto la propria visione tramite le sue birre e i suoi locali ed è al momento il leader incontrastato e il punto di riferimento del movimento danese. 
Come tutte le mode, però, anche questa probabilmente è destinata a scemare e a lasciar spazio ad altri modi di intendere e bere la birra: sarà dunque molto interessante scoprire quando e in che modo evolverà uno dei movimenti artigianali più avvincente degli ultimi anni.


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