L'anno scorso avevo scelto il duo Irlanda-Scozia per il mio annuale viaggio birrario, ma quest'anno ho voluto spingermi ancora più a nord. La scelta della Norvegia nasce dal fatto che negli ultimi anni la scena birraria scandinava risulta essere davvero in gran fermento e (assieme agli Stati Uniti, all'Inghilterra, al Belgio e all'Italia) rappresenta una delle "zone birrarie" che attira maggiormente l'attenzione del movimento artigianale internazionale.
Gueuze Tilquin a Brussels |
Poechenellekelder |
Stavkirke |
Mai nessuno scalo è stato più ben voluto. :-)
In serata, io e i miei compagni di viaggio raggiungiamo Oslo, prendiamo in consegna la nostra auto a noleggio e cominciamo a macinare i primi degli oltre 4.000 Km che ci separano da Capo Nord.
In nottata passiamo la cittadina di Drammen e con mio grande dispiacere non possiamo fermarci da Haandbryggeriet, uno dei birrifici artigianali più famosi della Norvegia (sul loro sito c'è la possibilità di prenotare un tour guidato del birrificio). Successivamente passiamo anche Kongsberg (dove segnalo l'ottima risto-birreria "Opsahlgarden" con annesso il pub "Christians Kjeller") e la Stavkirke di Heddal, la più grande chiesa in legno della Norvegia.
Infine, arriviamo alla nostra prima vera tappa del viaggio: la città di Stavanger.
Infine, arriviamo alla nostra prima vera tappa del viaggio: la città di Stavanger.
STAVANGER
Preikestolen e il Lysefjord |
A Stavanger ho sostato solo una sera e ho potuto provare qualche birra in due pub del centro poco distanti dal porticciolo. Il Boker & Borst è un cafè coloratissimo, molto grazioso e ben arredato, con tavolini di legno all'esterno e una marea di libri all'interno. L'offerta non è quella delle grandi occasioni, ma hanno qualche spina con birre industriali norvegesi e una buona scelta di bottiglie artigianali (norvegesi, belghe e inglesi).
Il secondo locale, invece, è un vero e proprio pub con 22 spine tutte artigianali (cosa che scoprirò essere abbastanza rara in Norvegia, dove anche i pub specializzati affiancano senza problemi birre industriali alla selezione artigianale). Il pub in questione si chiama Cardinal e secondo Ratebeer è il miglior pub di Norvegia. Locale, pavimento, bancone e tavoli sono di legno scuro e appena entrati ci si affaccia sul lungo bancone. La selezione è molto variegata; oltre a produzioni nazionali (Nogne, Aegir, Lervig, Austmann, 7Fjell etc.), ho trovato anche alcune chicche straniere fra cui Thornbridge, Cantillon e Rodenbach alla spina. Il personale è amichevole e competente.
Cardinal Pub di Stavanger |
Una menzione speciale va al Lervig Aktiebryggeri che rifornisce costantemente il Cardinal Pub e ha la sua base a Hillevåg, appena fuori Stavanger. Il mastro birraio del Lervig è Mike Murphy, una nostra vecchia conoscenza che gli appassionati italiani conosceranno certamente. Proprio lui e la sua Pioneer Pale Ale hanno lanciato nel 2001 lo stile IPA in Italia, quando ancora nessuno dei birrai nostrani era solito utilizzare luppoli americani. Arrivato al Lervig nel 2010, Murphy ha portato tutta la sua creatività ed esperienza - oltre che un impianto da 800hl - e nel giro di un paio di anni è riuscito ad aumentare e migliorare la produzione, facendo diventare il birrificio uno dei più importanti in Norvegia.
Bergen dal Belvedere |
BERGEN
Il giorno seguente abbiamo preso il traghetto per Tau e, proseguendo in auto sulla E13 e poi sulla E16, siamo arrivati alla nostra seconda tappa.
Bryggen |
Bergen è sicuramente una delle città più belle della Norvegia, forse la più affascinante grazie al mare e alle montagne che la circondano. Mete caratteristiche della città sono: il porto che penetra nel centro, il vecchio quartiere Bryggen costituito da case in legno costruite sul lungomare e dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1979, il mercato del pesce nel quale è possibile mangiare
prelibatezze fresche ogni giorno durante i mesi estivi, la teleferica che porta in cima alla città e da cui si assiste a un panorama magnifico...e anche un paio fra i migliori pub norvegesi. :-P
prelibatezze fresche ogni giorno durante i mesi estivi, la teleferica che porta in cima alla città e da cui si assiste a un panorama magnifico...e anche un paio fra i migliori pub norvegesi. :-P
La mia prima tappa birraria doveva essere il Baran Cafè, ma passandoci davanti l'ho trovato chiuso. Da fuori ho notato la presenza di una decina di spine, fra cui una chicca norvegese (un'Imperial Stout barricata di cui purtroppo non sono riuscito a leggere il produttore).
Abbiamo così deciso di andare a mangiare al mercato del pesce (fish market). Neanche a dirlo, i venditori erano soprattutto italiani.
Ci siamo fermati da un cumpà napoletano che prima ci ha fatto provare qualche assaggino e poi ci ha preparato un vassoio degno di un re. Abbiamo mangiato: salmone alla griglia, salmone selvatico affumicato a 80°C, salmone marinato in aneto e semi di sesamo, rana pescatrice, scampi, spiedini di gamberetti, merluzzo, pesce spada, halibut e filetto di balena. Il ragazzo ci ha spiegato che il salmone è rigorosamente pescato a canna e che in Norvegia l'affumicatura viene fatta "a caldo" (temperature intorno agli 80°C per poche ore), mentre in Italia è più comune quella "a freddo" (a circa 30°C per diversi giorni). Dopo questa scorpacciata di pesce ci siamo diretti al locale che maggiormente mi ha impressionato durante tutto il viaggio, non tanto per la bellezza del posto ma per l'esorbitante selezione. Sto parlando dell'Henrik Ol og Vinstove che con le sue 54 spine (!!!) mi ha lasciato davvero l'imbarazzo della scelta. La selezione comprendeva birre artigianali provenienti da mezzo mondo: norvegesi (ABC, 7Fjell, Aegir, Austmann...), danesi (To Ol, Mikkeller...), belga (De Ranke, Cantillon...), olandesi, americane, inglesi, scozzesi (Brewdog) e anche tedesche. Nessuna italiana purtroppo.
Ci siamo fermati da un cumpà napoletano che prima ci ha fatto provare qualche assaggino e poi ci ha preparato un vassoio degno di un re. Abbiamo mangiato: salmone alla griglia, salmone selvatico affumicato a 80°C, salmone marinato in aneto e semi di sesamo, rana pescatrice, scampi, spiedini di gamberetti, merluzzo, pesce spada, halibut e filetto di balena. Il ragazzo ci ha spiegato che il salmone è rigorosamente pescato a canna e che in Norvegia l'affumicatura viene fatta "a caldo" (temperature intorno agli 80°C per poche ore), mentre in Italia è più comune quella "a freddo" (a circa 30°C per diversi giorni). Dopo questa scorpacciata di pesce ci siamo diretti al locale che maggiormente mi ha impressionato durante tutto il viaggio, non tanto per la bellezza del posto ma per l'esorbitante selezione. Sto parlando dell'Henrik Ol og Vinstove che con le sue 54 spine (!!!) mi ha lasciato davvero l'imbarazzo della scelta. La selezione comprendeva birre artigianali provenienti da mezzo mondo: norvegesi (ABC, 7Fjell, Aegir, Austmann...), danesi (To Ol, Mikkeller...), belga (De Ranke, Cantillon...), olandesi, americane, inglesi, scozzesi (Brewdog) e anche tedesche. Nessuna italiana purtroppo.
Entrata dell'Henrik |
Il Pub si raggiunge dalla strada, attraversando una porta bianca la cui insegna è quasi invisibile; si deve poi percorrere uno stretto corridoio con specchi alle pareti e salire delle scale per raggiungere il primo piano.
Qui ci troviamo di fronte a una birreria in cui i colori dominanti sono il marrone chiaro dei tavoli e del bancone e il nero delle sedie, dei divanetti e della grande lavagna su cui sono segnate tutte le 54 birre presenti alla spina. Il locale manca un po' di personalità e di dettagli decorativi, ma di fronte a cotanta potenza di fuoco tutto il resto passa in secondo piano. Il publican è molto simpatico e competente e ha saputo darmi diverse informazioni riguardo le birre e i birrifici norvegesi che ospitava. Si è anche fermato a chiacchierare dei suoi viaggi in Italia e ci ha dato alcuni consigli sulle nostre successive mete.
All'Henrik ho bevuto un'ottima IPA di 7Fjell, dotata di una buona base caramellata e una grande luppolatura che ha donato freschi sentori agrumati e più leggeri di frutta tropicale, molto beverina e con un finale veramente amaro e secco; Funky Moi Saison di Lervig, che presentava i tipici aromi dello stile ma mi è sembrata leggermente troppo corposa e dolce rispetto alla classica Saison belga secca e acidina; Lager di ABC, che ho trovato abbastanza difettosa con un evidente diacetile a coprire gli aromi floreali e di miele d'acacia della birra; IBA di ABC, che immagino si debba tradurre come India Brown Ale (una sorta di Black Ipa più chiara o una IPA più scura lol), presentava un bel colore ambrato carico tendente al bruno, al naso profumi tostati e di caffè oltre che una leggera affumicatura, mentre in bocca si ritrovano i medesimi aromi ma anche un'abbondante luppolatura e un finale secco con retrogusto erbaceo, di caffè e cacao amaro. Buona bevuta.
Brasserie Posten con navi sul Geirangerfjord |
KRISTIANSUND
Il giorno successivo siamo partiti presto per raggiungere Kristiansund. Percorrendo la E39 siamo arrivati a Geiranger. Qui c'è l'ottima Brasserie Posten che - prezzi folli a parte - offre una buona quantità di bottiglie di birre artigianali norvegesi da bere da sole a in abbinamento ai piatti della cucina.
Cascata Le sette sorelle sul Geirangerfjord |
Da qui abbiamo preso il battello per raggiungere Valldal navigando sul Geirangerfjord, un fiordo unico per la sua bellezza ed incluso nella lista dei Siti Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.
Durante la traversata (della durata di 1h 30min circa) abbiamo potuto ammirare le montagne e i paesaggi naturali di Geiranger e le famose cascate il Velo della Sposa (Brudesløret) e le Sette Sorelle (De syv søstrene).
Durante la traversata (della durata di 1h 30min circa) abbiamo potuto ammirare le montagne e i paesaggi naturali di Geiranger e le famose cascate il Velo della Sposa (Brudesløret) e le Sette Sorelle (De syv søstrene).
Questa zona dei fiordi norvegesi è molto popolare per le tante escursioni che è possibile fare, per le crociere e per la possibilità di praticare sport acquatici. Inoltre, la presenza di due importanti strade turistiche (come la "strada delle aquile" e la "strada dei troll") aiuta a rendere ancora più straordinario e suggestivo il passaggio attraverso questa regione.
Tratto di uno dei mulinelli del Gudbrandsjuvet |
Arrivati a Valldal abbiamo visitato il famoso Gudbrandsjuvet, un eccezionale sistema di mulinelli che fiancheggiano una gola larga 5 metri e alta 20. Un'antica leggenda narra che un uomo di nome Gudbrand vi si sia gettato insieme alla sposa rapita.
Continuando a percorrere la 63 si arriva alla Trollstigen (Strada dei Troll), una strada che attraversa il meglio della natura nella Norvegia occidentale, con una vista mozzafiato su montagne, cascate e fertili vallate. Essa ha una pendenza del 9%, si snoda su 11 curve a gomito ed è circondata da maestose montagne, chiamate Kongen, Dronningen e Bispen (rispettivamente Re, Regina e Vescovo).
Trollstigen |
Passando sulla 64 si giunge a Molde e successivamente sulla famosa "Strada Atlantica", un tratto di 8 Km che serpeggia lungo spettacolari bassi ponti che spuntano fuori dal mare, collegando le isole fra Molde (famosa per il Festival Jazz di luglio) e Kristiansund. La strada atlantica è stata eletta "costruzione norvegese del secolo" nel 2005 e la rivista inglese The Guardian l'ha nominata "Strada turistica più bella al mondo".
Percorrere quei ponti dalle forme strambissime, costruiti sopra a delle isolette in mezzo all'oceano, mi ha dato delle sensazioni fortissime. Sembrava di essere sulle montagne russe!
Strada Atlantica |
Arrivati a Kristiansund abbiamo trovato una cittadina industriale abbastanza spenta. Abbiamo cenato al Smia Fish Reastaurant, ma di birre artigianali neanche l'ombra. Mi sono dovuto accontentare di una Pils industriale norvegese appartenente al gruppo Carlsberg. Nulla di buono. Il cibo invece era di qualità e il locale caratteristico e accogliente. Mi sento di consigliarlo.
Qui abbiamo trascorso solo una notte e poi siamo ripartiti in direzione di Trondheim...
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