martedì 25 agosto 2015

Road Trip & Beer Hunting in Corsica

Sono appena tornato da 10 incredibili giorni passati in Corsica. Non la posso definire proprio una vacanza rilassante - sono tornato più stanco e acciaccato di prima -, ma più precisamente un viaggio. Un viaggio in cui ho girato su e giù per tutta l'isola, passando da spiagge caraibiche a escursioni in montagna, da piscine naturali immerse nella maquis a dolci colline coperte di vigneti e disperse nel nulla più incontaminato.
Non vi dirò quanto la Corsica sia fantastica e non scriverò neanche un resoconto completo del mio viaggio perché dovrei buttare giù almeno un post per ogni giorno passato sull'Ile de Beautè.
In questo report mi concentrerò maggiormente su un'attività in particolare che ho avuto il grande piacere di svolgere sull'isola, e cioè del sano (e difficile) beer hunting.
Qualcuno si starà chiedendo cosa voglia dire... Beh, proprio quello che il termine vuole sottintendere: "cacciare birre", cioè andare alla ricerca di birrifici e birre artigianali prodotte in terra Corsa.
Girando un po' su internet non sono riuscito a scovare quasi nessuna notizia sulla produzione di birra artigianale sull'isola.
Le uniche notizie che ho trovato riguardavano la famosa Brasserie Pietra. Si tratta dell'unico birrificio industriale Corso ed è situato a Furiani, poco a sud di Bastia. In Corsica potete trovare le sue birre praticamente ovunque, sia alla spina che in bottiglia. Non è così difficile da trovare anche in Italia, dove diverse birrerie offrono la loro birra alla castagna in bottiglia.
Aperta nel 1996, questa fabbrica di birra è nata dalla volontà di sviluppare sull'isola un progetto innovativo ma che potesse ascriversi alla storia ed alle produzioni locali. L'azienda produce anche bevande analcoliche come la Corsica Cola (dal 2003) e il famoso whisky corso P&M (dal 2004) in collaborazione con la locale distilleria artigianale Mavena di Alèria dei fratelli Venturini; in particolare, Pietra si occupa di scegliere il malto d'orzo migliore e di fermentare il mosto, mentre Mavena si occupa della distillazione. L'affinamento in botte, invece, avviene in Scozia. 
Consiglio a tutti di andare a visitare la cantina della Domaine Mavena dove potrete trovare centinaia di prodotti tipici corsi (vini AOP, liquori, distillati, conserve, mieli AOP, marmellate, formaggi AOP, olio d'oliva, salumi ecc ecc), molti dei quali possono essere degustati in loco. Interessante anche la visita alla distilleria, possibile solo su prenotazione.
Al momento Pietra offre 3 birre "fisse" (Pietra, Colomba e Serena), una natalizia (Pietra de Noel) e due recenti produzioni destinate presumibilmente alla grande distribuzione (Pietra Bionda alla castagna con 5,5% abv e Pietra Rossa ai lamponi con 6,5% abv)...>>>

Da quello che ho potuto constatare si tratta di prodotti che si pongono a metà fra le birre artigianali e le produzioni industriali. Sono birre volutamente crafty, prodotte da un birrificio indipendente che tiene molto al legame con il proprio territorio. Questo lo si può notare soprattutto dall'utilizzo di materie prime tipiche dell'isola.
La birra Pietra è una Vienna a bassa fermentazione con 6% d'alcol. È fermentata a partire da un mosto di malto d'orzo e di farina di castagna (proveniente dalla zona di Castagniccia e utilizzata da sempre in Corsica nelle più svariate modalità); la produzione è iniziata dopo due anni di studi ed esperimenti durante i quali la birreria ha potuto giudicare positivamente le proprietà della farina di castagna in termini di fermentescibilità, incidenza sulla tenuta della schiuma e colore apportato alla bevanda. La produzione annuale nel 1996 era di circa 2.500 hl, mentre oggi supera i 36.000 hl.
Pietra è una birra di color ambrato, molto limpida e brillante. Credo venga microfiltrata, oltre che pastorizzata. La schiuma non posso valutarla perché le due volte che l'ho presa mi è stata servita senza. L'aroma richiama il biscottato e un po' di caramello, con delle note di frutta secca che escono man mano che la birra si scalda. In bocca è piuttosto carbonata e il corpo è esile, scivola via rapidamente senza lasciare tracce, tranne che per qualche richiamo alla castagna. Diciamo che non entusiasma e non disseta particolarmente (soprattutto in agosto). Birra decisamente autunnale che però non si fa ricordare.
Colomba, invece, è una pseudo Blanche a bassa fermentazione e con 5% d'alcol. Aromatizzata con erbe della maquis (in particolare con corbezzolo, ginepro, cisto e mirto), si presenta di color giallo paglierino e giustamente velata. La schiuma, anche in questo caso, ormai era scomparsa. Al naso si avverte una nota erbacea fresca e leggermente speziata. In bocca è un po' inconsistente, con una leggera vena acidula e sottilmente agrumata che spezza l'anonimato. Frumento appena percettibile. Spezie non pervenute. Diciamo che, anche a livello industriale, ne ho assaggiate di migliori.
Serena è la "birra chiara" per eccellenza; una Lager con 5% abv non ben identificabile all'interno di uno stile. Sicuramente non è una Pils, ma neanche una Helles. Per quello che dovrebbe offrire, forse, si può considerare la meglio riuscita. E' una birra dorata, con schiuma bianca e fine, non particolarmente persistente. Aromi di cereali ed erba tagliata. In bocca scende facilmente senza lasciare pressoché nulla, se non una sottile nota limonosa e un finale leggermente amarognolo. Una punta di metallico. Esperienza sensoriale piuttosto piatta, ma almeno è bevibile e viene prodotta con 100% malto d'orzo, quindi non presenta quell'insulso e fastidioso aroma di mais tipico delle lager industriali italiane.
La Pietra de Noel (birra di Natale rossa, 7% abv), ovviamente, non ho potuto assaggiarla perché non siamo nella stagione giusta. Delle altre due rimanenti ho provato solo l'ultima nata: la Pietra Rossa. Si tratta di una birra con 6,5% d'alcol che vuole fare l'occhiolino alle birre alla frutta belghe. Inutile dire che non ha niente a che vedere con un'autentica Kriek o una Framboise. In questa birra non c'è traccia di frutta; è stato sicuramente adoperato l'aroma o lo sciroppo di lamponi. Il risultato è facilmente intuibile.
Nel bicchiere si presenta di un bellissimo color rosso rubino, limpida e brillante (sicuramente microfiltrata). La schiuma è abbondante, fine, pannosa e piuttosto persistente. Al naso è un'esplosione di frutta rossa e di bosco, soprattutto fragola, ciliegia e lamponi. In bocca è dolce, fin troppo dolce, con una sottile vena acidognola che subentra nel finale. L'elevata carbonazione cerca di venire in soccorso, ma la bevuta risulta comunque difficile. Più simile a uno sciroppo per la gola al lampone, questa birra risulta stucchevole già dopo il primo assaggio, ma sono sicuro che troverà comunque degli estimatori.

Per quanto riguarda i birrifici artigianali, la cerchia è piuttosto ristretta. Ne ho trovati solo 3, ma è sempre meglio che nessuno!
Il primo in cui sono andato è stata la Brasserie Ribella di Patrimonio, fondata nell'ottobre 2010 dall'allora 32enne Pierre Francois Maestracci (famoso ristoratore, enologo e produttore di fermentati e distillati). Appartenente all'omonimo Domaine Maestracci, storico produttore di vino locale, la Ribella è un birrificio che si trova nel cuore pulsante della regione vitivinicola dell'isola. Viene quasi automatico fare un parallelismo con Baladin, anch'esso nato nella terra del vino (piemontese, però).
Un ulteriore parallelismo lo si può fare con la suddetta Brasserie Pietra, perché anche Ribella produce un proprio whisky, che si chiama Altore. A differenza del P&M, questo whisky viene distillato nelle Highlands, in Scozia, e poi portato in Corsica con una gradazione alcolica pari al 70%; solo quando raggiunge Patrimonio, il new make spirit viene diluito (utilizzando le acque della sorgente di U Canale) fino a raggiungere la gradazione alcolica più adeguata alla maturazione in botti di liquore Cap Corse o di vini Muscat du Cap Corse. Un'ulteriore diluizione porterà questo whisky alla definitiva gradazione di 40% d'alcol.
Per la produzione di Altore, Maestracci ha avuto l'intuizione di utilizzare solo antiche varietà di orzo e grano della Corsica, in modo da ottenere quello che, dal 2008, definisce orgogliosamente "il primo vero e autentico whisky Corso".
Attualmente il birrificio produce 7 birre biologiche stagionali - la capacità produttiva dell'impianto è di circa 500 hl/anno - ed è possibile provarle solo all'interno della verdeggiante tenuta, seduti ai tavolini del Medusa Garden Pub.
Al momento della mia visita erano disponibili solo due birre alla spina: una IPA e una Chestnut Brown Ale (8% abv). Le altre birre che vengono prodotte a rotazione sono: una Amber Ale (6% abv) con aggiunta di miele millefiori della maquis, una Grape Ale (5% abv) prodotta con mosto di vino Muscat di Patrimonio, una Blonde Ale (4,5% abv) speziata con Elicrisi, una Blanche (5% abv) aromatizzata con cedro di Corsica e una Amber Ale (5% abv) con aggiunta di nocciole.
La prima mi è stata presentata come una India Pale Ale prodotta con luppoli americani coltivati nell'orto della tenuta. Avete letto bene. La Ribella si autoproduce il luppolo. Dopo aver preso la mia birra, sono stato invitato personalmente a visitare l'orto dove, oltre a molti tipi di ortaggi, ho potuto ammirare anche alcune piante di luppolo in fiore. Attualmente ne coltivano 6 varietà, fra cui: Saaz, Magnum, Opal e Cascade, più altre due varietà autoctone (chiamate Corti e Canale) delle quali non sono riuscito a ottenere nessuna notizia.
A giudicare dalla birra, i risultati sono sicuramente migliorabili. Questa IPA infatti non presenta una luppolatura tipica dello stile. La considero molto più vicina a una Golden Ale leggera e rinfrescante, di colore dorato e con una bella schiuma fine e persistente. Aromi erbacei e di frutta bianca, con un agrumato appena percettibile e qualche leggero difettuccio. Lievito a tratti troppo in evidenza. Amaro gradevole, ma non particolarmente intenso. Nel complesso, lascia un po' il tempo che trova, soprattutto se paragonata alla seconda birra che ho provato.
Come la Brasserie Pietra, anche Ribella ha voluto omaggiare uno dei prodotti tipici più famosi della Corsica inserendo la castagna all'interno di una delle sue birre: nasce così questa Brown Ale alla farina di castagne. Devo subito spezzare una lancia a favore di questa birra. Qui davvero si riesce ad apprezzare l'apporto della castagna. Mi si presenta davanti una birra scura, quasi nera, con riflessi rubino e una bella schiuma beige compatta e persistente. Al naso affiorano profumi caramellati e tostati, di cacao e caffè, frutta secca e carruba. In bocca è setosa e avvolgente, quasi cremosa e con un'adeguata carbonazione che non disturba la bevuta. Le note tostate si avvertono tutte in rapida successione e la castagna si inizia ad avvertire sul palato, aumentando di intensità in chiusura. Amaro medio-basso e retrogusto di cacao, caffè e castagna. L'alcol rimane nascosto dall'inizio alla fine. Se non avessi letto la gradazione alcolica non ci avrei mai creduto e me ne sarei fatte un altro paio. Il ragazzo dietro alle spine ha cercato di spiegarmi (in una lingua inventata a metà fra il francese, il corso e l'italiano) che questa birra ha anche vinto dei premi in qualche concorso nazionale che si è tenuto a Parigi.
La location è molto rustica e colorata. Di fianco al Biergarten e all'orto ci sono delle tavolate e una enorme griglia dove al calare del sole vengono organizzate serate con musica live e grigliate di carne. Ci si sente proprio all'interno di una piccola oasi felice dimenticata dal resto del mondo e incastonata fra le colline fertili del Cap Corse. Se avete intenzione di fermarvi a cena il consiglio è sempre quello di prenotare. P.s. Non vendono birra in bottiglia.

Il secondo birrificio che ho visitato è stato la Brasserie A Tribbiera che si trova circa 4 km a sud di Ghisonaccia e affaccia direttamente sulla RN198. Impossibile non notare l'insegna azzurra dalla strada e l'enorme scritta tinteggiata sulla parete di pietra del locale. Si tratta di un brewpub, con tutta probabilità l'unico dell'isola che abbia impianto di produzione e locale di mescita nello stesso stabilimento. La birreria è intitolata a Pasquale Paoli e ha aperto i battenti nel 1999. Nonostante i 16 anni di attività, la capacità produttiva è rimasta sempre la stessa (circa 400 hl/anno). 
Sarebbe interessante scoprire se è stata una scelta voluta o se la domanda non ha permesso un aumento della produzione. Ad ogni modo, qui ho trovato un publican molto disponibile che mi ha fatto assaggiare tutte le 6 birre attaccate alla spina prima di scegliere cosa bere. 
Ho cominciato con la Dea, una Blonde Ale 5% abv, dal colore dorato carico e piuttosto velata. Forti sentori di miele e parecchio DMS. Una vena acidula che viene in soccorso verso il finale, ma rimane un po' troppo abboccata. Non una gran partenza.
Continuo provando Prima, una Blanche con 5% d'alcol, dal color giallo dorato più che paglierino (poco frumento??), spenta sia al naso che in bocca. Speziatura da agrumi e/o coriandolo non pervenuta. Si avvertono solo sottili note fruttate (frutta bianca, pera) e null'altro. Forse la ricetta non è molto azzeccata.
La terza birra che ho assaggiato è stata la Embria, una Amber Ale con 8% abv, brassata con 3 differenti cereali Corsi. Sentori erbacei e di cereali, in bocca è molto semplice e sottilmente amara. Corpo esile e alcol ben nascosto. Birra senza fronzoli, ben fatta.
Ho proseguito provando la Mora, una Stout con 5% d'alcol, dal colore scuro di un nero quasi impenetrabile. Questa birra è aromatizzata con clementina e cannella. Ho avvertito i tipici aromi di cacao e caffè e una leggera nota speziata e fresca conferita con tutta probabilità dalla luppolatura. In bocca è secca, con un amaro leggero ma persistente. Retrogusto di cioccolato e cacao amaro, oltre a una sensazione di freschezza generale probabilmente donata dalla clementina. Nel complesso si è rivelata la migliore birra (anche se la cannella non l'ho sentita). Buona, da prenderne una seconda.
Ho continuato il giro con la creazione più recente del birrificio, una Bitter speziata con zenzero e coriandolo. Si presentava limpida e di un bel color ramato. Profumi floreali e speziati che ricordano lo zenzero. In bocca è molto leggera e rinfrescante. Dominano i sentori erbacei, speziati e di erbe aromatiche (zenzero, rosmarino, alloro, coriandolo). Il finale è bello secco. La speziatura in fin dei conti è dosata bene, l'ho trovata molto piacevole.
L'ultima provata è stata la APA, una birra da 9% abv prodotta con aggiunta di miele Corso. Non mi è ancora del tutto chiaro se l'hanno chiamata apposta come lo stile o se sia solo una coincidenza. Propendo per la seconda ipotesi perché ovviamente questa birra non è una American Pale Ale. Si presenta di color dorato carico e leggermente velata. Al naso si viene letteralmente inondati dal caratteristico profumo del miele (che è anche piacevole). In bocca però l'aroma del miele è esagerato e tende a coprire tutto; ma, nonostante ciò, a tratti si avverte anche l'etilico. Calda, alcolica e un pochino pungente in gola. Dopo il primo sorso ti rendi conto che i 9% d'alcol ci sono tutti e diventa psicologicamente difficile continuare a berla perché sai che ti stai per fare del male. Oltretutto, risulta un po' stucchevole a causa di una dolcezza generale non controbilanciata e se aggiungiamo che l'alcol non è ben nascosto ci troviamo di fronte a un prodotto piuttosto complicato da bere.

L'ultimo birrificio artigianale che ho trovato è il Lutina di Folelli. Anche questo si trova sulla RN198 (che potremmo ormai ridefinire la Strada della Birra Corsa, lol), quasi a metà fra Bastia e Alèria. Si tratta dell'ultimo nato (2013) e al momento produce solo due birre nei formati 33cl e 75cl. La capacità produttiva è di circa 1000hl/anno e potete trovare le sue birre in molti pub e ristoranti, ma soprattutto in quasi tutti i supermarket (come Spar) affianco alle birre di Pietra. Scelta interessante quella di entrare nella grande distribuzione (anche se non so se si può definire "grande" distribuzione quella della Corsica; stiamo parlando di un'isola grande un terzo della Lombardia e con una popolazione 30 volte inferiore).
Purtroppo non sono riuscito a passare in birrificio, perché si trova in una zona di scarso interesse turistico e, avendo i giorni contati, non ho potuto fare una deviazione apposta per loro. Il nome dell'azienda è un omaggio a Lutina, piccola frazione del comune di Poggio-Marinaccio, dalla quale prendono l'acqua di sorgente con cui producono le loro birre. La produzione avviene a tino aperto e pare che non effettuino rifermentazione in bottiglia.
L'idea di fondare un birrificio artigianale in Corsica è nata da una casuale discussione fra i due amici Luc Franchet (attuale birraio) e Christophe Paitier (enologo). L'idea di poter produrre una birra Corsa legata alla storia dell'isola e ai prodotti della loro terra è sembrata subito accattivante e originale. Ed è così che nel 2013 è nata la prima birra firmata Lutina: Ambria, una Biere de Garde (6% abv) ad alta fermentazione, fatta con malti pils e cara. La cosa che la rende speciale è l'aggiunta di scorza di cedro locale.
La seconda nata è Viuletta, una Fruit Beer ad alta fermentazione con 6% d'alcol aromatizzata con bacche di mirto Corso. Questa seconda produzione viene rifermentata in bottiglia.
Ho preso due bottiglie da 75cl nello Spar di Pianottoli. Non saprei se le birre che ho provato rispecchino lo standard di qualità della produzione di Lutina o se ho beccato due bottiglie sfigate...forse, molto più semplicemente, anche la gdo corsa non è ancora pronta e attrezzata per vendere un prodotto delicato come la birra artigianale non pastorizzata. Per questo genere di bevanda un trattamento delicato e un'adeguata e corretta conservazione è tutto.
Ambria è una birra ambrata con delicati sentori caramellati, tostati e di frutta secca. Una nota stantia o legnosa è abbastanza tipica dello stile, ma in questa bottiglia l'ossidazione è lampante e un sentore metallico generale disturba la bevuta. Cedro non pervenuto.
Viuletta è più particolare. Già dal colore insolito si nota che questa non è una birra normale. Le bacche di mirto hanno conferito una colorazione rosata, con alcune sfumature quasi tendenti al lilla. L'aroma è floreale, fresco e fruttato. In bocca si avverte distintamente il sapore del mirto, ma nel complesso risulta un po' spenta e sbilanciata e la bevuta ne risente parecchio. Non appaga.
Per farsi un parere definitivo sulle birre Lutina, sarebbe il caso di visitare il birrificio. La vendita, infatti, avviene anche presso lo stabilimento, dove si viene accolti da Luc. Il padrone di casa è sempre molto disponibile a raccontare e a far degustare le "sue Lutina". Pare proponga anche un’ottima selezione di prodotti tipici corsi. Per un incontro è consigliabile prenotare.


Per quello che ho potuto constatare il movimento birrario corso è piuttosto limitato, ma sta lentamente crescendo. La qualità delle produzioni è altalenante ma c'è una spiccata predilezione a utilizzare prodotti e materie prime locali (acque sorgive, antiche varietà di cereali, luppoli autoprodotti, erbe, frutti e spezie autoctoni) in modo da produrre birre veramente legate al territorio.
Le linee guida internazionali degli stili birrari vengono spesso completamente stravolte per cercare di imprimere un carattere più "Corso" possibile alle produzioni. Da un certo punto di vista questo è lodevole perché ci si ritrova di fronte a birre particolari e ben caratterizzate, ma dall'altro il rischio è quello di offrire solo birre che vengono viste come "strane" e magari anche squilibrate o, nel peggiore dei casi, difettate. 
Per esempio, non ho trovato una Blanche o un'altra birra della tradizione franco/belga ben fatta, mentre ho riscontrato molto valore nelle birre scure. Nei prossimi anni mi auguro che sull'isola nascano nuovi birrifici (magari andando a coprire zone completamente a secco di birra locale artigianale, che sono praticamente il 90% dell'isola, comprese le "grandi" città) e auspico che i tre produttori già esistenti possano trovare presto la quadratura del cerchio per garantire sempre nuovi prodotti di buona qualità.

Indirizzi utili:
Brasserie Pietra - Route de l'Etang, 20600 Furiani
Distillerie Artisanale Mavela - Lieu dit Vallage (Domaine Mavela), 20270 Alèria
Brasserie A Ribella - Hameau du Canale (Domaine Maestracci), 20253 Patrimonio
Brasserie A Tribbiera/"Pasquale Paoli" - RN198 Località Casamozza, 20243 Prunelli di Fiumorbo
Brasserie Lutina - RN198 Località Folelli, 20213 Penta di Casinca

Fonti:
- http://www.lexpress.fr/tendances/vin-et-alcool/le-maquis-des-vins-corses_540172.html
- http://yves.bou.pagesperso-orange.fr/brasseries/pietra.htm
- http://yves.bou.pagesperso-orange.fr/brasseries/ribella.htm
- http://yves.bou.pagesperso-orange.fr/brasseries/atribbiera.htm
- http://www.gustidicorsica.com/it/9-7/producteur/paisolu-di-lutina.html
- http://yves.bou.pagesperso-orange.fr/brasseries/lutina.htm

Nessun commento:

Posta un commento

scrivi qui il tuo commento...